Può un complotto razzista causare un’ondata migratoria verso l’Europa? Sì, se un presidente arriva ad abbracciare una teoria cospirativa, da cui scaturiscono scontri e fughe. È quel che è accaduto in Tunisia, dove Kais Saied ha abbracciato ha attaccato gli africani subsahariani, innescando aggressioni che hanno portato all’esodo che sta contribuendo alla crisi migranti europea. Tutto è partito dalla cosiddetta teoria della “grande sostituzione”. Dunque, la sorprendente impennata migratoria di quest’anno non è spinta da fattori consolidati come guerra, carestia e povertà, ma anche da una violenta campagna contro gli africani neri in Tunisia, ispirata dalla retorica dei nazionalisti bianchi. «Il presidente ha appiccato il fuoco dell’odio e non è riuscito a spegnerlo. Potrebbero volerci anni prima che questo odio si plachi. Ora, i corpi dei subsahariani stanno affiorando sulle nostre spiagge perché sono stati spinti a imbarcarsi sulle navi della morte verso l’Europa», dichiara Ramadan ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, ai microfoni dell’Independent.



La Tunisia ha superato ormai la Libia come principale punto di partenza. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) delle Nazioni Unite, a maggio gli arrivi irregolari dalla Tunisia sono più che sestuplicati, raggiungendo circa 26mila persone, che rappresentano la metà degli attraversamenti del Mediterraneo centrale. Altre 22mila persone sono state respinte dalle pattuglie tunisine, con il forte sostegno delle nazioni europee. Invece, almeno mille persone sono morte nel tentativo di attraversare la Tunisia quest’anno.



AGGRESSIONI RAZZISTE IN TUNISIA: EUROPA IN SILENZIO

Recentemente, alti funzionari dell’Ue, dell’Olanda e la stessa premier italiana Giorgia Meloni hanno avuto colloqui con la Tunisia, evitando di menzionare pubblicamente le continue aggressioni contro i neri africani. Anzi, un piano preliminare concordato tra i leader europei identifica la Tunisia come un Paese sicuro che potrebbe accogliere i richiedenti asilo respinti dall’Ue se il rimpatrio nei Paesi di origine si rivelasse complicato. Si sono, quindi, soffermati sui trafficanti di esseri umani e hanno stretto accordi col governo tunisino, spingendo per un’applicazione più aggressiva delle frontiere e per un impegno contro il traffico di esseri umani, in cambio di tanti soldi.



Se l’Europa resta in silenzio sulle aggressioni razziste, la Tunisia si difende dalle accuse di razzismo. Il ministro degli Esteri tunisino Nabil Ammar ha insistito sul fatto che il presidente Saied non sta sostenendo la teoria della sostituzione, ma piuttosto ne sta riconoscendo l’esistenza. La realtà però è diversa. Il Washington Post parla di aggressioni, rapine, violenze, accoltellamenti. La discriminazione nei confronti degli africani sub-sahariani è esplosa in tutta la sua evidenza e le autorità tunisine hanno accelerato gli arresti, arrivando a fermare 3.700 persone fino ad aprile. Altre migliaia hanno rischiato lo sfratto e hanno perso il lavoro.