Quali saranno le parole che ritroveremo più spesso nel nostro prossimo futuro? A dare una risposta a questa domanda ci ha provato Nextatlas, il potente motore di ricerca semantico che da anni studia trend e tendenze sotterranee. A raccontare i risultati di questa originale indagine conoscitiva hanno provveduto in un apposito webinar Luca Morena, uno dei fondatori di iCoolHunt ed Elena Marinoni, la responsabile delle ricerche.
Le cinque parole chiave che sono state individuate attraversano diversi settori della nostra vita concreta – dal food alla moda, dal design alle telecomunicazioni, dall’educazione all’impresa – e ci raccontano molto su come cambierà la sensibilità delle persone nei prossimi mesi e come si modificheranno i nostri stili di vita, in particolare dopo la drammatica esperienza dell’epidemia da Covid-19.
Premessa. Come funziona Nextaltlas? Di proprietà di iCoolHunt, un innovativo fornitore di servizi con sede a Torino e a Londra, la piattaforma utilizza l’intelligenza artificiale per il controllo predittivo delle tendenze di consumo. In pratica Nextaltlas cerca in anticipo i fenomeni che a distanza di tempo si manifesteranno poi su larga scala. Ciò avviene attraverso l’esame quotidiano di milioni di dati, di specifici algoritmi proprietari e attraverso il monitoraggio del comportamento degli “anticipatori”, alias “early adopter”.
La prima parola individuata è “Clean”, pulito. Dopo il Covid siamo ormai ben oltre il concetto di pulito, sano, ecologicamente corretto. Ormai nel prossimo futuro “clean” dovrà essere inteso come sanificato, virus-free. L’ossessione per la pulizia porterà le persone a guardare con interesse a tutto ciò che, tecnologicamente, garantirà la sanificazione degli ambienti. Così gli ingressi delle case diventeranno dei veri e propri confini, dei passaggi tra il mondo di fuori contaminato e il mondo domestico che cercherà di proteggersi.
Anche il mondo del retail sarà investito da questa tendenza. Non si arriverà al caso limite dello store di Dr. Jart+ a Seul, che si è trasformato addirittura in un laboratorio medicale, ma i negozi si adegueranno rapidamente, con ingressi sanificati e lasciando pochissime cose da toccare.
“Regeneration”. In pratica è la parola che comprende tutte le altre accompagnate dal prefisso “re”: reboot, restart, recycle, reuse, ecc. Siamo al di là del concetto di “sostenibilità”. Con questa parola si intendeva un agire destinato a rallentare il degrado, al massimo si immaginavano pratiche di compensazione. Il concetto di rigenerazione apre uno scenario diverso, in cui si incomincia a ripensare radicalmente i modelli di consumo e di produzione. Siamo al tema dominante “dell’economia circolare”. Alcuni esempi? Nel fashion è previsto che il prossimo anno il second-hand batterà il fast-fashion 64 miliardi a 44. Un bel ribaltone se si pensa a solo qualche anno fa. Ma anche Ikea si sta attrezzando al nuovo trend ed è pronta a lanciare in Svezia il suo primo format second-hand, applicando il leasing a mobili e cucine.
La terza parola è “Side Hustle”. Intraducibile in italiano. Potrebbe intendersi come “seconda entrata” nel mercato del lavoro. Se gli ultimi 10 anni sono stati quelli della cultura della “condivisione” e la sharing economy ha dominato il campo dell’innovazione, oggi prevale la “Passion Economy”, cioè un modo nuovo di monetizzare le proprie competenze. Significativo il successo della piattaforma Passion.io che permette a chiunque di offrire le proprie competenze via app, e OnlyFans, che consente ai produttori di contenuti di tutti i tipi di vendere tramite paywall.
“Self Enhancement” riguarda l’impossibile sfida che l’uomo ha lanciato all’intelligenza artificiale. In pratica il self-tracking, l’attività di misurazione di ogni attività umana (funzioni vitali, stato di salute, performance, ecc), ma ancora di più il desiderio di allenare il nostro cervello, il nuovo muscolo da tenere tonico, concentrato sulle facoltà logiche. Da qui alla possibilità di collegarlo direttamente a degli apparati meccanici e consultare il telefono o internet direttamente attraverso le proprie facoltà cognitive il passo è breve. Soprattutto se ad investire è il solito Elon Musk.
Infine, “Euphoria”. E’ già successo che l’umanità replicasse a lunghi periodi di sofferenza e di infinita tristezza, come può accadere in una epidemia o in una guerra sanguinosa, con periodi di sfrenata ebrezza, divertimento esagerato, edonismo trasgressivo. Già abbiamo visto i primi segnali di questa tendenza appena sono stati allentati i limiti del lockdown. Cosa altro è stata questa improvvisa e incosciente voglia di vacanza che ha vanificato in pochi giorni i risultati raggiunti con tanto sacrificio dopo mesi di privazioni della libertà? Nella sola area metropolitana di Londra si sono tenuti nel mese di luglio oltre 500 rave party. Ancora più allarmante è stato il dato di diffusione delle droghe che però ora vengono assunte in quantità minime, cioè nella misura giusta per godere di più del presente, per aumentare la capacità di concentrazione, in pratica come fossero delle vitamine illegali. Stessa sorte toccata al mondo del make-up, come insegna il successo delle protagoniste femminili della serie tv “Euphoria” su Instagram e su Tik Tok, dove il loro esasperato uso del trucco è divento una forma d’arte per raccontare le proprie identità.
Dalla ricerca Nextaltlas molte novità ma anche una conferma: la convinzione, molto diffusa in questi mesi, che usciremo dalla pandemia molto cambiati. In meglio? In peggio? E rispetto a cosa? Sicuramente reagiremo e cercheremo di dare un senso a quello che abbiamo imparato. Anche se forse è più corretto dire che “stiamo ancora imparando”.