Già questa mattina sul nostro quotidiano Carlo Bellieni aveva avvertito sul fatto che il parere espresso ieri dal Consiglio Nazionale di Bioetica in merito al suicidio assistito non era affatto uno “scoop” di sostanziale apertura al Sì per l’eutanasia: ora però arriva la conferma da parte dello stesso Consiglio che tramite una nota pubblicata sul portale di Palazzo Chigi “bacchetta” i media che hanno impropriamente dato notizia di un parere positivo del CnB al suicidio medicalmente assistito. «Si prende atto del fatto che, anche a causa di qualche impropria comunicazione ai media, il parere del CNB-Comitato nazionale di bioetica sulla questione dell’aiuto al suicidio viene presentato come una sorta di adesione a quanto prospettato dalla Corte costituzionale con l’ordinanza n. 207/2018». Dopo il caso Dj Fabo-;Marco Cappato e dopo la richiesta della Consulta alla politica di legiferare al più presto in materia, il parere uscito dal Consiglio sembrava essere una sostanziale apertura al Sì per il suicidio assistito. Così però non viene “riletto” dal Consiglio di Bioetica stesso, come enuncia ancora nella nota: «Si ribadisce che il CNB è un organismo consultivo, al cui interno vi sono differenti posizioni ideali e culturali: su un tema così delicato come il fine vita tali posizioni si sono confrontate senza formare maggioranze o minoranze, quasi fosse un’assemblea elettiva. Di esse il parere dà conto, al punto che chi ha espresso il proprio voto ha poi avuto modo di redigere una postilla in coda al documento».



LE PRECISAZIONI DEL CNB E IL DIBATTITO SULL’EUTANASIA

Da ultimo, il Consiglio Nazionale per la Bioetica sottolinea come sarebbe stato alquanto irrispettoso nella varietà degli argomenti esposti da ciascun componente del Comitato, «dare l’idea della prevalenza di un orientamento sull’altro». Come ha giustamente ricordato Bellieni oggi sul Sussidiario, le dichiarazioni finali del CnB prevedono con chiarezza: «a) stimolare il dibattito, b) inquadrare il problema in uno scenario più ampio, c) informare il paziente sui possibili trattamenti, d) consentire l’accesso alle cure palliative, e) promuovere un dibattito civile sul fine-vita, f) promuovere la ricerca scientifica in questo ambito». Il prossimo 24 settembre scade il tempo dato dalla Consulta al Parlamento per discutere in merito alla possibile depenalizzazione dell’aiuto al suicidio: se non interverrà alcuna legge, sarà la stessa Corte Costituzionale con ogni probabilità a dare i criteri per legiferare a chi lo intesterà come incarico. Come ha spiegato oggi su Tempi allarmata Assuntina Morresi, «Mesi di tempo sono passati infatti, con la politica e l’opinione pubblica completamente assorbiti dalla lunghissima campagna elettorale, nel corso della quale espressioni come “eutanasia” o “suicidio assistito” non sono state mai pronunciate. E adesso di tempo ce ne è sempre di meno, considerando che in mezzo ci sono pure le ferie di agosto». Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Giancarlo Giorgetti nelle scorse settimane si era espresso con fermezza contro la possibilità di una depenalizzazione e allo stesso tempo si era detto estremamente consapevole dell’importanza di un intervento del Parlamento; il problema è che anche lui si è detto ben conscio che vi sono forti difficoltà per mettere in atto la discussione, per il poco tempo a disposizione e per il forte grado di divisione presente non solo tra Governo e opposizione in merito, ma anche all’interno della stessa maggioranza gialloverde.

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