IL COMITATO NAZIONALE DI BIOETICA RIPRENDE IL DOSSIER SUI FARMACI ANTI-PUBERTÀ: COS’È SUCCESSO DOPO L’ISPEZIONE AL CAREGGI

L’ispezione degli esperti del Ministero della Salute all’ospedale Careggi di Firenze ha avuto una sua prima importante conseguenza, anche se non propriamente diretta: il Comitato Nazionale di Bioetica ha annunciato che presto tornerà ad esaminare l’uso dei farmaci bloccanti della pubertà per i minori affetti da disforia di genere. La ha proposto nella riunione del 25 gennaio il presidente del Comitato, il professor Angelo Vescovi, come da lui stesso annunciato nell’intervista odierna a Marina Terragni su “Il Foglio”: «Ci è stato richiesto un nuovo parere dopo quello formulato nel 2018», che autorizzava l’uso “off label” di questi farmaci come la Triptorelina (la cui funzione è quella di “sospendere” la pubertà in chi affetto da disforia di genere, facendo poi scegliere in adolescenza al minore l’identità di genere in cui si riconosce).



Secondo Vescovi, oggi la scienza dispone di molte più informazione rispetto a 6 anni fa, come del resto diversi Paesi che frenano dopo avere applicato per anni questo protocollo, «E anche molti casi di detransizione. L’accesso al trattamento senza i filtri normalmente imposti da medicina e psicologia è stato facilitato da una pressione sociale molto forte», denuncia il presiedente del Comitato, nominato nel 2022 dal Governo Meloni. Addirittura la più grande associazione per la salute trans al mondo, la Wpaht, di recente ha ammesso che il “contagio” da pressione sociale è un tema a cui tenere forte considerazione: «Influenze sociali che su una mente non ancora formata com’è quella di un adolescente possono avere effetti dirompenti», considera ancora Vescovi nel colloquio con Terragni.



ANGELO VESCOVI (COM. BIOETICA): “DISTORSIONE NEL RITENERE L’USO DI FARMACI COME NORMALE”

Nota politica, nel 2018 quel via libera ai farmaci anti-pubertà venne dal Comitato Nazionale di Bioetica con un solo parere contrario, quello di Assuntina Morresi: pesò molto in quel contesto il rischio suicidio per i minori che non si sentivano a proprio agio con il genere, il che convinse i membri della Bioetica nazionale ad approvare il trattamento. Oggi però molto è cambiato specie perché diversi studi riportano che il rischio suicidio non diminuisce, anzi, rischia di aumentare dopo l’inizio della terapia “pro-trans”. «Dovremo tenere conto della forte pressione emotiva e sociale che è stata esercitata», spiega il presidente Vescovi sottolineando di come però si tratti in questo caso della sua personale opinione.



Di recente lo studio del Journal of Sex and Marital Therapy ha dimostrato come più di due terzi dei minori in trattamento con i farmaci bloccanti pubertà «non vedono miglioramenti dal punto di vista psicologico o addirittura stanno peggio». I dati cominciano insomma ad arrivare a livello mondiale, riflette Vescovi, «l’analisi iniziale forse è stata un po’ approssimativa. Cinque anni, quanti ne sono passati dal primo parere del Comitato, dal punto di vista scientifico sono pochi. Ma stiamo parlando di un fenomeno che ha avuto un’accelerazione straordinaria». Dall’Olanda al Regno Unito, fino agli Usa, Germania e Nuova Zelanda, laddove per anni v’è stata la frontiera del progressismo in campo scientifico sul tema “gender”, da qualche mese si è assistito ad una brusca frenata: è quella che il prof. Vescovi definisce «una pressione di una ideologia liberista totale, per cui se una cosa si può fare allora devo poterla fare, altrimenti mi ammalo, cado in depressione etc. Non succede solo per la triptorelina. Si tratta di una dinamica devastante. Il valore della persona viene annientato».

L’allarme del Comitato di Bioetica riguarda il fatto che in fase di formazione dell’individuo, il rischio di condizionamento anche sociale è amplissimo, specie nella nostra era “social”: «C’è perfino il rischio che la diversità diventi una moda per poter essere ‘visti’ in una società in cui apparire è diventato vitale», denuncia il professore. In merito all’ispezione presso il Careggi – compiuta dal Ministero e non dal Comitato, occorre sottolinearlo – alcuni elementi non convincono affatto il presidente della Bioetica nazionale: in primis, una delle responsabili del centro sostiene che per la disforia di genere non si prevede psicoterapia dato che «le persone cisgender non viene richiesta per definire la propria identità di genere». Vescovi è del tutto contrario a considerare i bloccanti della pubertà come un’opzione di base da mettere come “predefinita” ai tutti i minori in cura, piuttosto che assecondare la pubertà a livello naturale: contro questa “deriva” vista in questi anni anche all’Oms, il professore denuncia «Quanto al blocco della pubertà per tutti, ogni opinione è rispettabile, questa no. Trascende qualunque tipo di logica. Su quali basi tecniche, biologiche, mediche, cliniche, psicologiche si fonderebbe?». Angelo Vescovi ritiene sia vergognosa la proposta di trattare persone sane con un farmaco che pesanti effetti collaterali, «è una distorsione inaccettabile […] Trovo sconvolgente che uno scienziato possa pensare che una molecola sia in grado di bloccare un processo così ramificato, eventualmente per riattivarlo in seguito. On-off è una logica che in biologia non esiste. I processi non si fermano, semmai vengono deviati con effetti a cascata».