Matteo Salvini ieri ha spiazzato tutti. Facendosi promotore di un appello destinato “a chi tiene all’Italia” che arriva in un momento di difficoltà per il Paese. Non bastavano i problemi con Autostrade ed Alitalia, il caos sull’Ilva di Taranto. Il governo si trova oggi a fare i conti con la vicenda della Popolare di Bari. Il capo della Lega pensa con impensabile lungimiranza ad un confronto bipartisan per condividere soluzioni d’emergenza per la nostra economia. Una proposta che sembra guardare, con realismo, all’invito lanciato dall’economista Giulio Sapelli proprio su queste pagine.



La volontà è quella di cercare una risposta condivisa ai diversi problemi del Paese e “spegnere l’incendio divampato in casa” anche ascoltando le parti sociali, sul modello di quanto avvenuto al Viminale durante il primo governo Conte.

“È la conferma – si legge ancora nella nota – che la Lega è un partito responsabile e di governo, coerente con la sua attuale forza elettorale”. “La Lega va oltre l’interesse politico e partitico di parte e si mette in gioco. Noi chiamiamo tutti attorno a un tavolo, da Leu a Forza Italia e poi vediamo”, ha continuato il il leader del Carroccio.



Per il segretario della Lega quindi bisogna formare “un comitato di salvezza nazionale, sospendendo per un tempo breve e necessario attacchi, ostilità e polemiche, perché l’Italia viene prima degli interessi di partito”.

A questa proposta, “Possono esserci due risposte: o è sì, e noi ci siamo da lunedì e la Lega è pronta senza rivendicare meriti; oppure è no, allora ci riproveremo ma è un grido di aiuto. Vediamo chi avrà voglia di raccogliere questa proposta umile, fatta dal primo partito di questo Paese momentaneamente all’opposizione. Non parlo solo ai partiti, ma ai rappresentanti delle forze politiche economiche e sociali”.



Sembra uno scenario di altri tempi, l’unico che forse potrebbe fare giustizia dell’acredine e dei dispetti di questo primo scorcio di una legislatura per molti versi indecifrabile. A dichiarazioni ultimate si sono mossi i più stretti collaboratori di Salvini e di Conte. Complice un Giorgetti in grande spolvero, che ha conservato buoni rapporti con il presidente del Consiglio, e la sponda interessata di Matteo Renzi che rimane tetragono nel rifiuto delle urne, alla fine il permaloso e puntiglioso Giuseppi ha ceduto ed ha dato disponibilità per uno scambio di vedute al telefono con l’istrione leghista.

Può darsi che sia tattica da una parte e dall’altra. Magari invece, seppure con fatica, la Politica, quando la casa brucia, torna a farsi strada anche nel nostro martoriato paese.