Ricorre oggi, 2 novembre, il “giorno dei Morti”, ovvero la giornata dedicata alla commemorazione dei nostri cari defunti. Si tratta di un momento importante che, come ricordato anche dal Presidente della Repubblica Mattarella, quest’anno sarà più sentito che mai a causa delle numerose vittime del Covid. Proprio a causa della pandemia, cambia anche il modo in cui oggi saranno commemorati i defunti per via di una serie di regole anti-Covid applicate nei vari Comuni d’Italia e che mirano ad evitare assembramenti, con accessi scaglionati nei cimiteri. Per alcuni è scattato direttamente il divieto assoluto di ingresso. Molte celebrazioni eucaristiche per le esequie ed altre funzioni religiose saranno trasmesse in diretta streaming, come ad esempio dal cimitero urbano di San Vito a Udine: “Un modo efficace per gestire le limitazioni anti covid, ma anche a tutte quelle persone che sono impossibilitate a deambulare, agli anziani, ai ricoverati e ai residenti in altre regioni o in altri Stati”, ha commentato il vicesindaco Loris Michelini. A Palermo sono numerosi i volontari messi in campo per operare nei tre cimiteri della città e garantire ai palermitani una corretta visita ai defunti. Il primario del Sacco di Milano, Massimo Galli, ha invece messo in guardia: “I nostri morti ricordiamoli nel cuore e nella mente e non affollando i cimiteri”. Messa in solitudine anche per Papa Francesco: la celebrazione prevista per questo pomeriggio nel Campo Santo Teutonico sarà infatti in forma strettamente privata. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Oggi la Commemorazione dei Defunti

Il 2° di novembre è Festa Nazionale e si svolge la commemorazione dei Defunti, una tradizione antica che da sempre la Chiesa esalta per il suo significato intrinseco. É successiva del giorno nel quale si celebra il ricordo di Tutti i Santi (1° novembre), un giorno liturgico che in Latino viene denominato ‘Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum’. La pratica della Commemorazione dei Defunti risale anch’essa al periodo Bizantino dell’Impero Romano d’Oriente, rito che celebrava tutti i morti nel periodo compreso tra gennaio e febbraio (la sessagesima, cioè i sessanta giorni precedenti la Santa Pasqua), un rito poi ripreso dalla liturgia d’Occidente della Chiesa Romana durante il quale si prega e si celebrano le anime di tutti i morti, compresi coloro che non hanno avuto in vita la possibilità di redimere i propri peccati. In questo modo si consente ai defunti di poter raggiungere, attraverso la celebrazione di questo culto, la Visione Beatifica, quindi un perdono post-mortem di quei peccati irrisolti per morte precoce.



Queste erano le intenzioni ecclesiastiche archetipe: in seguito il culto della Commemorazione dei Defunti si è allargato nella Commemorazione di tutti morti, generando nelle famiglie di tutto il mondo Cristiano, la possibilità di avere a disposizione un giorno di raccoglimento dedicato ai propri cari estinti. La tradizione risale comunque ai periodi pre-cristiani, al periodo pagano di tanti popoli prima della propria conversione al cattolicesimo durante la seconda fase dell’Impero Romano, quando anche le truppe dei barbari invasori scelsero la conversione alla Parola di Cristo come culto unico di tutto l’Impero. Si trovano tradizioni relative alla celebrazione del culto dei defunti nel Walhalla odinista, nel paganesimo celtico con la notte di Shamain, notte nella quale le porte dei Mondi si assottigliano consentendo di generare un rapporto psichico tra il mondo dei vivi e quello dei morti.



Commemorazione dei Defunti, così nell’antichità

Per quale motivo già dall’antichità la Chiesa ritenne la Commemorazione dei Defunti è fondamentale anche per il Cristianesimo? Innanzitutto per confermare il rispetto delle tradizioni culturali dei popoli che si assoggettavano alla legge romana, in secondo luogo, concetto ribadito recentemente anche dal Papa, commemorando i morti ci ricordiamo che l Giudizio di Dio vige tra i viventi come tra gli estinti, che la morte non è una situazione definitiva, ma è l’inizio della vita Celeste e che i Mondi possono ritrovarsi in questa notte attraverso la preghiera e il ricordo. Il colore di questa giornata è il nero, considerato in Occidente il colore del lutto (in Oriente al contrario è il bianco), oppure il viola, colore liturgico durante le celebrazioni funerarie, quindi relativo al culto dei morti. L’ufficializzazione del rito viene datata attorno alla fine del X° secolo, esattamente nel 998 quando sant’Odilone di Cluny, in seguito alla riforma cluniense, ufficializzò la prima forma di liturgia che all’epoca iniziava alla fine dei Vespri del 1° novembre con il rintocco delle campane. da quel momento i entrava nel clima della Commemorazione dei Defunti attraverso veglie notturne, perché è proprio di notte che le porte si ritengono sottili tra i mondi dando la possibilità di entrare in contatto e corrispondenza con gli estinti.

Nessun patrono, ma…

Come per la giornata di Ognissanti, nel giorno della Commemorazione dei defunti non si celebra nessun Santo Patrono ma ci si reca al cimitero per omaggiare i propri cari. In questa festa quindi non prevale lo sfarzo, i banchetti, le agre, piuttosto prevale il silenzio, il ricordo, il concetto della Pietà del cristo nei confronti della Morte, una giornata nella quale già durante il Proto-cristianesimo i fedeli si chiudevano nelle catacombe per commemorare, ricordare e non dimenticare. In ogni caso la tradizione gastronomica regionale italiana per questa giornata prevede dolcetti tipici rivolti ai bambini, simbolo di vita ma nel ricordo di chi è defunto.