“La crisi dei consumi che stiamo attraversando si preannuncia ancora lunga. Nell’ambito dei lavori che definiranno i progetti italiani per il Recovery Plan occorre dunque individuare un piano di incentivi capace di riattivare la fiducia dei cittadini e dare la spinta necessaria alla domanda interna”. Vanno diritte al punto le parole di Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione, che commenta così i dati relativi alle vendite di dicembre diffusi da Istat con i quali si certifica per il commercio al dettaglio un consuntivo 2020 in calo tendenziale del 5,4%.
La flessione è frutto però di due dinamiche contrapposte, che trovano conferma anche nelle prime rilevazioni del 2021. Per quanto riguarda le vendite alimentari, i valori si muovono in territorio positivo. “A gennaio – osserva Buttarelli – si registra un incremento tendenziale del 6,8%. Si tratta tuttavia di un dato ancora influenzato dalle restrizioni che coinvolgono il comparto della ristorazione e che hanno dirottato parte dei consumi del fuori casa ai punti di vendita della distribuzione alimentare. Un fattore quest’ultimo che influisce negativamente sui Cash&Carry, con un calo dei fatturati che continua ad oscillare tra il -30% e il -40%”.
Più critico invece lo scenario delle vendite non alimentari, che a dicembre raggiungono un picco negativo del -12,2 per cento. Con prospettive non migliori per l’inizio d’anno. “Dopo un 2020 di evidente sofferenza – afferma Buttarelli -, la distribuzione non alimentare subisce importanti perdite di fatturato anche nelle prime settimane del 2021. Oltre a una partenza sottotono dei saldi, continuano a incidere negativamente le chiusure dei Centri Commerciali nei fine settimana, una misura che appare sempre più incomprensibile alla luce della quasi totalità delle regioni italiane in “zona gialla” e che comporta gravi ripercussioni su molte categorie merceologiche del non alimentare. A farne le spese sono soprattutto le grandi superfici con gli ipermercati che registrano una flessione annua del 2,7%, mentre il commercio elettronico prosegue la sua corsa, chiudendo l’anno con un incremento del 34,6%”.