VON DER LEYEN SUPERA L’ESAME DEI COMMISSARI UE MA I NUMERI SONO I PEGGIORI DI SEMPRE
La Commissione Ue targata Von der Leyen “bis” è ufficialmente nata in Europa ma il voto sul collegio dei Commissari Ue certifica già la crisi di maggioranza con i numeri più bassi di sempre per un esecutivo europeo. Sono infatti solo 370 i voti favorevoli ai Commissari Ue, 282 contrari e 36 astenuti, per un totale di votanti di 688 sui 720 seggi totali. Rispetto ai 401 Sì di luglio, Von der Leyen incassa sì il via libera al suo Collegio dei Commissari Ue designati – che ora entrano ufficialmente in carica – ma con i 370 voti a favore sarà molto complesso governare nei prossimi mesi.
Si tratta infatti di appena 10 voti in più della maggioranza minima richiesta (360), un dato che registra un minimo 51,39% degli aventi diritto che aderiscono alla Commissione Von der Leyen “bis”: si tratta, secondo i dati in nostro possesso, del peggior risultato in termini numerici dalla fondazione dell’Unione Europea. Tra astensioni, voti contrari nelle file dei socialisti e dei liberali (ma anche alcuni del PPE), risultano decisiva la truppa di 20 eurodeputati di Fratelli d’Italia: insomma, regge l’accordo Meloni-Von der Leven-Weber, ma naufraga il tentatici di tenere più ampie le maglie della Commissione, dai Verdi fino a ECR. I l futuro resta imprevedibile con anche la possibilità che il “Centrodestra” europeo possa nel lungo periodo imporsi rispetto all’agenda di centro-sinistra mantenuta da Von der Leyen con la nomina di Ribera e Sejourne come propri fidati vicepresidenti esecutivi.
IL VOTO DEI COMMISSARI UE OGGI IN PLENARIA A STRASBURGO: LA DIRETTA VIDEO STREAMING, L’ULTIMO OSTACOLO PER VON DER LEYEN
Poco dopo mezzogiorno potremo conoscere i risultati del voto sul nuovo collegio dei Commissari Ue, i 26 nomi designati da Ursula Von der Leyen ormai due mesi fa e oggi all’ultima prova della Plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo: dopo il difficile “gioco di veti” incrociati messi in campo nelle ultime settimane, l’ostacolo dei 6 vicepresidenti esecutivi – con Raffaele Fitto (ECR-FdI) e Teresa Ribera (S&D-PSOE) su tutti – è stato superato non senza problematiche dalla maggioranza Ursula che oggi va alla conta per vastare la tenuta di una coalizione tutt’altro che in salute.
Dopo una legislatura passata con temi, riforme e dossier di area Centrosinistra, il voto delle Europee aveva dato un segnale piuttosto chiaro dell’elettorato europeo: sono i temi della destra ad essere ora al centro delle attenzioni dei cittadini e Von der Leyen, per mantenere l’incarico della rielezione ottenuta a luglio, ha dovuto allargare le maglie provando a coinvolgere l’ala più “moderata” non interna alla maggioranza Ursula, ovvero i Conservatori di Giorgia Meloni. Pedina fondamentale per questo “gioco” è stato Manfred Weber, leader PPE ed autentico deus ex machina delle alleanze interne alla Commissione Ue: il voto dei Commissari Ue quest’oggi a Strasburgo è una prova del nove del suo tentativo di coinvolgere “esternamente” l’ECR di Giorgia Meloni.
È infatti solo grazie ai voti dei Conservatori che i 6 vicepresidenti esecutivi sono passati in blocco (servivano i due terzi nelle varie commissioni), superando così il veto dei socialisti che con i Verdi non accettavano l’idea di un vicepresidente come Fitto in area ECR (seppur ex popolare e dal profilo moderato), mettendo in campo il contro-veto eventuale sulla potente socialista spagnola Ribera. «Per me è un buon giorno, perché la mia maggioranza, se posso definirla così, sta diventando reale. Questo mi rende felice», ha detto Weber entrando questa mattina alla Plenaria prima del voto in diretta video streaming (qui sotto il link live del Parlamento Europeo, ndr) dei Commissari Ue.
QUANTI VOTI SERVONO AL VON DER LEYEN-BIS: OCCHI SU QUOTA 401 (E SU COME VOTERANNO SOCIALISTI E VERDI)
Dopo il discorso di Von der Leyen è attesa dunque la votazione che mette alla prova il Collegio dei 26 Commissari Ue (qui tutti i nomi e le cariche designate), il vero ultimo banco di prova per far partire la nuova Commissione Europea 2024-2029, ormai 6 mesi dopo il voto delle Elezioni Europee in giugno. La quota dei voti che serve oggi per far approvare i Commissari resta la maggioranza semplice dell’Aula ma con voto palese, ergo non dovrebbero esserci franchi tiratori come nel voto di luglio.
Se si mettessero assieme i voti potenziali dei partiti in appoggio alla maggioranza “Ursula” la quota stimata è di 454 voti da prendere oggi, ben sopra la maggioranza semplice che dipenderà dalla quantità di europarlamentari presenti: 454 è la semplice somma del PPE (Popolari) con 188 seggi, S&D (Socialisti) 136, Renew Europe (Liberali) con 77 e Green-EPA (Verdi) con 53. Nel voto sulla rielezione di Von der Leyen si arrivò però a 401, con circa 50 franchi tiratori tra le file probabilmente di PPE e socialisti, in lotta già all’epoca per dettare l’agenda europea dei prossimi anni.
Nel 2019 Von der Leyen crebbe tra la prima elezione e il via libera al Collegio dei Commissari Ue di circa 80 voti (da 381 a 461) e dunque oggi ci si aspetta un’altra tendenza a crescere, visto l’impossibilità del voto segreto: resta però l’incognita soprattutto sui partiti di sinistra che già hanno manifestato diversi malumori per la presenza di Fitto nella Commissione Ue che porterà giocoforza ECR (78 seggi potenziali) a votare per il collegio complessivo. In linea teorica dal voto di questo pomeriggio rimarrebbero all’opposizione netta solo Patrioti (84), metà circa di TheLEFT (una ventina di parlamentari) oltre all’Europa delle Nazioni Sovrane (ESN, gruppo di Afd) e i 32 non iscritti. Se alla fine il voto con via libera dei Commissari Ue dovesse essere sopra la quota 401 dello scorso luglio sarebbe una vittoria di Von der Leyen e Weber, avendo neutralizzato i veti a sinistra incamerando voti a destra; se finisse invece sotto quella cifra, ecco che il piano PPE di recuperare voti verso il Centrodestra avrebbe fallito la mission, perdendo forze da sinistra e aprendo a scenari tutt’altro che prevedibili nel prossimo futuro sulle varie riforme da approntare in Europa.
IL DISCORSO DI URSULA VON DER LEYEN PRIMA DEL VOTO SUI COMMISSARI UE: “LAVORO AL CENTRO, SERVE UNIRSI”
Per questo motivo il discorso tenuto da Ursula Von der Leyen prima del voto sui Commissari Ue è stato tutt’altro che semplice, volto ad unire e allargare prima di dividere: la tensione è palpabile e gli scontri su Fitto e Ribera potrebbero solo essere l’antipasto di un ben più grave stallo politico dal 2025 in poi. «Come ho fatto nel mio primo mandato, lavorerò sempre dal centro. Perché tutti vogliamo il meglio per l’Europa e il meglio per gli europei»: richiama all’unità la Presidente della Commissione Ue aprendo verso il voto di conferma del Collegio dei Commissari.
Occorre raggiungere compromessi contro le divisioni, chiarendo che con tutte le forze politiche vi sarà un lavoro di collaborazione (escludendo però la destra dei Patrioti e di ESN). Cita nuovamente i temi chiave di sicurezza e prosperità, di libertà e di sovranità, verso un aumento dei salari e al contempo per un profondo lavoro sulla competitività per non soccombere davanti alle altre superpotenze internazionali: «abbiamo bisogno di progetti europei comuni sulla difesa», ha poi aggiunto Von der Leyen chiudendo il discorso a Strasburgo, sottolineando come la guerra infuria sempre più ai confini dell’Europa e come UE «noi dobbiamo essere pronti ad affrontare ciò che ci aspetta, lavorando fianco a fianco con la Nato». In merito alla scelta di Fitto come vicepresidente esecutivo, la leader tedesca ha spiegato di aver proceduto personalmente alla scelta per dare alle varie regioni centrali «l’importanza politica che meritano», affidando coesione e riforme proprio per dare alle suddette regioni «la possibilità di controllare il proprio destino e di contribuire alla definizione delle nostre politiche».