Per Giuseppe Conte e Roberto Speranza, la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid è un «plotone d’esecuzione politico». In realtà, si tratta di chiarire se ci sono stati errori e omissioni. Quindi, verranno esaminati documenti, verbali di organi collegiali, scenari di previsione ed eventuali piani sul contagio elaborati nei primi mesi del 2020 dal governo o sottoposti alla sua attenzione. Agli atti del Parlamento, secondo la Verità, potrebbe finire quanto emerso dall’inchiesta di Bergamo, come la vicenda del «piano segreto», di cui Andrea Urbani, tecnico del ministero della Salute, disse al Corriere il 21 aprile del 2020 che il governo voleva tenerlo riservato per «non spaventare la popolazione». Un tentativo goffo che, in base alle intercettazioni in possesso dei magistrati, avrebbe fatto infuriare Speranza, soprattutto perché gli scenari di previsione, cioè le stime sull’andamento dell’epidemia, contenute in quel documento, si basavano su calcoli sballati della Fondazione Kessler.
C’è poi la questione del piano pandemico e del suo mancato aggiornamento. La commissione Covid dovrà stabilire come mai il piano pandemico e la sua attivazione «non sono stati oggetti di considerazione da parte degli organismi istituiti dal governo». Ad evocarlo fu Giuseppe Ippolito dello Spallanzani, nella riunione della task force del 29 gennaio 2020, venendo però snobbato dai colleghi. C’è poi il capitolo relativo al Regolamento sanitario internazionale dell’Oms, che riguarda le normative internazionali. Per anni l’Italia si è data voti molto alti nelle autovalutazioni sui progressi in campo sanitario, ma in questo caso la tendenza andava avanti dal 2011. Nel 2019, però, lo Stato si è dato un voto più alto di un punto rispetto all’anno precedente nel livello delle capacità, come sorveglianza, risorse umane e laboratori.
SU COSA DEVE INDAGARE LA COMMISSIONE COVID
La strategia di Giuseppe Conte e Roberto Speranza è quella di scaricare le responsabilità alle Regioni guidate dal centrodestra. Dalle carte visionate dalla Verità non emergono solo le pressioni dei grandi imprenditori locali per evitare le chiusure, ma anche calcoli politici dietro alcune scelte. Potenzialmente scivolosa per l’ex premier e l’ex ministro della Salute la questione delle restrizioni adottate, a partire dal lockdown: la commissione Covid deve verificare se «fossero fornite di adeguato fondamento scientifico». Altrettanto delicato il tema degli sprechi, come dei dispositivi medici, donati ed esportati. Basti ricordare le mascherine mandate alla Cina. Ci sono poi le “primule” per le vaccinazioni, i banchi a rotelle.
Un banco di prova per la commissione Covid sarà, però, il nodo del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite. Nel mirino non solo stato d’emergenza e Dpcm, ma anche il green pass introdotto con Mario Draghi. Attenzione meritano anche gli acquisti dei vacciniCovid e l’efficacia della campagna vaccinale, così come la revisione continua dei profili di sicurezza, cioè sugli effetti avversi. Infine, ricordiamo che la commissione Covid sarà formata da 15 deputati e 15 senatori, nominati dai presidenti delle Camere. Poi andrà eletto il suo presidente. Ha il potere di condurre indagini, verifiche ed esami con gli stessi limiti dell’autorità giudiziaria. Il budget previsto è di 100mila euro per il 2023, 300mila euro per gli anni successivi.