La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle origini del Covid-19 e la gestione della pandemia in Italia non si occuperà dei fatti avvenuti dopo il 30 gennaio 2020 (giorno dell’inizio dello stato di emergenza siglato dall’allora Governo Conte-2): lo ha deciso la maggioranza della medesima Commissione – Pd-M5s-Leu, ad eccezione di Italia Viva che ha votato contro – spiegando come si dovrà valutare «solo la congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus Sars-CoV2 per evitare la propagazione nel mondo».



In questo modo, rilevano su “Il Tempo” ma anche dai partiti di Centrodestra fino ai parenti delle vittime per Covid, la gestione Conte-Arcuri-Speranza della pandemia nel nostro Paese non avrà alcuna indagine approfondita. Dalle mascherine ai lockdown per Dpcm, dai ventilatori alle commissioni fatte da alcuni personaggi vicini all’allora commissario per l’emergenza Covid, fino all’ingarbugliato tema del piano pandemico: nulla di tutto questo verrà preso in considerazione dalla Commissione e così lo hanno deciso nelle ultime sedute di luglio preliminari all’arrivo alla Camera della richiesta calendarizzata per martedì 20 luglio. Alcuni emendamenti di Pd, M5s, LeU, spiega Dario Martini sul “Tempo”, hanno ristretto e non poco i poteri dei 20 deputati che avranno 14 mesi di tempo per indagare.



IRA DEI FAMILIARI VITTIME: “SCHIAFFO MORALE INDECENTE”

Dal testo principale sparisce il contesto generale della gestione Covid dopo il 30 gennaio, non viene più fatto riferimento all’operato OMS e inoltre si richiede «di accertare l’effettiva congruità del comportamento tenuto dalle autorità degli Stati di origine dell’infezione e colpiti per primi dall’infezione stessa, con riferimento al periodo antecedente alla dichiarazione d’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale da parte dell’Oms avvenuta il 30 gennaio 2020». I deputati renziani Noja e Migliore hanno più volte ribadito l’importanza di «non escludere una disamina delle misure assunte dal nostro Paese», anche perché avrebbe poco senso valutare solo la condotta dei Paesi esteri, in particolare della Cina principale responsabile dell’iniziale diffusione del Covid-19. A stoppare però le richieste di Italia Viva l’intervento del Presidente Commissione Affari Esteri Piero Fassino (Pd), il quale afferma in Commissione «estendere l’ambito d’indagine alle modalità di gestione della pandemia da parte delle autorità italiane, alimenterebbe le polemiche strumentali già emerse nei mesi scorsi». Votanti l’emendamento anche Forza Italia e Lega, scatenando così l’ira di Fratelli d’Italia con Galeazzo Bignami: «è una farsa, un insabbiamento volto ad impedire che si faccia luce su fatti centrali avvenuti negli ultimi 18 mesi. Non si saprà mai perché il piano pandemico non è stato attivato, perché il capo di gabinetto del ministro Speranza incontrò Ranieri Guerra (numero due dell’Oms) per parlare del ritiro del report di Zambon (all’epoca funzionario dell’Oms), perché Guerra parla di D’Alema nelle sue e-mail, perché Speranza fin dall’inizio si preoccupa delle reazioni della Cina e molti altri fatti che senza una Commissione d’inchiesta vera rimarranno senza risposta. Faccio notare che anche la Lega ha sostenuto questi emendamenti». Su tutte le furie anche i familiari delle vittime del virus, già in causa contro Regione Lombardia e Governo Conte-2 proprio per la gestione dei primi mesi della pandemia: «uno schiaffo morale indecente ai familiari».

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