IL MINISTRO DELLA SALUTE SCHILLACI INTERVIENE SULLA COMMISSIONE D’INCHIESTA COVID
Dopo le parole molto nette utilizzate dal Premier Giorgia Meloni sull’eventuale commissione d’inchiesta sulla pandemia Covid – supportata anche dall’opposizione con il leader di Italia Viva Matteo Renzi – interviene sulla vicenda il nuovo Ministro della Salute Orazio Schillaci, raggiunto fuori dal Senato (dopo il voto di fiducia al Governo mercoledì sera) dal “Corriere della Sera”. Per l’ex rettore dell’Università di Tor Vergata, il problema della gestione della pandemia specie nei primi tempi dell’emergenza è qualcosa su cui occorre fare chiarezza e ulteriori indagini: «Commissione d’inchiesta? Beh, qualcosa da capire c’è. Soprattutto sulla fase di approvvigionamento durante la pandemia: mascherine e altro», spiega Schillaci a Virginia Piccolillo del “CorSera”.
In Senato la Presidente del Consiglio ieri è stata dura nel rispondere al tema posto dai banchi del Pd dalla senatrice Beatrice Lorenzin (la penultima Ministro della Salute prima di Roberto Speranza), «Cessi il conflitto tra politica e scienza»: in risposta Meloni ha sottolineato come «Sono d’accordo. Ma la scienza non è religione. Non c’erano evidenze scientifiche alla base dei vostri provvedimenti». Da quello spunto nasce poi la richiesta (già emessa in campagna elettorale) di poter formare una commissione d’inchiesta su come venne gestita la pandemia sotto il Governo Conte-2 (di cui si parla già con la presidenza affidata alle opposizioni, Renzi in pole). «La politica di gestione del Covid in Italia è stata la più restrittiva ma anche quella con i peggiori dati in termini di mortalità e contagi». Raggiunto dal “Sussidiario”, Massimo Ciccozzi – ordinario di Statistica medica ed epidemiologia all’Università Campus Biomedico di Roma – concorda con il Governo Meloni sulla necessità di fare chiarezza sulla gestione della pandemia: «su Lockdown e Green Pass sono misure che oggi non avrebbero alcuna utilità. Sono state messe in atto perché allora non avevamo altro per combattere la diffusione del virus, né vaccini né terapie, ma oggi non ce ne sarebbe il motivo».
ORAZIO SCHILLACI: “MI OCCUPO DEI PROBLEMI CONCRETI DELLA SANITÀ”.
Meloni ha poi detto che quella gestione aveva personaggi che «non si risparmiavano in corsia» e che facevano «affari milionari» con gli approvvigionamenti. Il Ministro Schillaci non si è sottratto alla proposta della Premier, senza però entrare nell’agone politico in quanto comunque lui tecnico, professore (medico nucleare) e componente dell’Istituto Superiore di Sanità nominato dall’ex Ministro Speranza prima dell’esplosione del Covid (dunque erroneamente definito in questi giorni come “membro Cts” e “consulente di Speranza”). Ieri l’ufficio stampa di Orazio Schillaci ha dovuto per l’appunto smentire le notizie sulla sua vicinanza al board del Comitato Tecnico durante la pandemia: «il Ministro non ha mai fatto parte del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) istituito per supportare le attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica dovuta al Covid-19».
A chi gli chiede se il problema della gestione della pandemia non dipenda invece dalla gestione interna delle Regioni, in particolare la Lombardia, il Ministro Schillaci replica «Chi lo ha detto? Il discorso è più complesso». Al netto di quando verrà formata la commissione d’inchiesta sul Covid, Schillaci si è voluto poi concentrare sul porre chiaro il progetto davanti ai prossimi 5 anni, «voglio occuparmi dei problemi concreti della Sanità». Tra i primi provvedimenti nominati, «combattere le lunghe liste di attesa, a occuparsi dei malati oncologici e di tutto ciò che in questo momento contribuisce a rendere il sistema ingiusto. In tutti gli indicatori internazionali attualmente appare chiaro che l’aspettativa di vita di chi ha un reddito più alto è più lunga di chi ce l’ha più basso. Cioè chi ha meno mezzi muore prima di chi può permettersi cure private. E questo è inaccettabile».