I PALETTI DEI VERDI FANNO INFURIARE MEZZO PPE: LE CONDIZIONI ‘GREEN’ PER VOTARE VON DER LEYEN IN COMMISSIONE UE

Lo scriviamo da giorni ormai, la lunga partita verso la formazione della nuova Commissione Ue è irta di ostacoli e gli scenari prefigurati dall’accordo PPE-S&D-Renew sulle nomine dei top jobs non esclude da “scherzetti” in fase di votazioni nelle prime sedute del prossimo Parlamento Europeo. Ursula Von der Leyen vuole ampliare molto più degli attuali 399-400 seggi in dote alla maggioranza uscente di popolari, socialisti e liberali: lo fa triangolando con parte dei Conservatori di Meloni – ma i rapporti con ECR sono tutt’altro che semplici visto l’esclusione di fatto dalle trattative per le nomine – e sopratutto con i Verdi, rivendicando il ruolo di “ambasciatrice” del Green New Deal durante gli scorsi 5 anni di legislatura Ue.



Le consultazioni proseguono anche se all’interno del Partito Popolare la divisione è sempre più netta per la gestione “ondivaga” di Von der Leyen, continuamente pressata dagli “sponsor” alleati Macron e Scholz: e divisione, per quanto è atteso il prossimo 16 luglio a Strasburgo con la prima plenaria Ue, può voler dire “franchi tiratori”. Il caos nel PPE è poi aumentato nelle ultime ore dopo i paletti (o potremmo anche dire “diktat”) dettati dai Verdi dopo le interlocuzioni con la leader tedesca: per assicurarsi i 54 seggi eletti nei Green-EPA, Von der Leyen ha incontrato i rappresentanti ambientalisti per fissare un accordo di base. «Abbiamo avuto un incontro molto costruttivo nel quale abbiamo discusso della possibilità di una maggioranza stabile e democratica all’Eurocamera», ha spiegato il capogruppo dei Verdi Bas Eickhout, sottolineando però il “paletto” principale, «Come verdi, non saremo parte di una maggioranza che negozia o fa affidamento sull’estrema destra, incluso Ecr». L’altra responsabile de Green in Europa è Terry Reintke e sui temi del programma da attuare fissa l’ulteriore diktat verso la nuova Commissione Ue: «L’Ue necessita di una maggioranza stabile che assicuri il proseguimento del Green Deal e che l’industria europea sia leader nella transizione verde».



Come già sottolineato negli scorsi giorni dal vicepresidente PPE, nonché leader di Forza Italia Antonio Tajani, l’allargamento ai Verdi della Commissione Ue sarebbe un errore strategico e politico molto grave, specie se non vi sarà il contemporaneo dialogo con i Conservatori di ECR: «Siamo certi che l’incontro non produrrà nessun allargamento della maggioranza. Rischia semmai di restringere ancor di più la coperta. Abbiamo detto a più riprese, nel gruppo del Ppe, che c’è totale incompatibilità politica e programmatica con i verdi», è il commento registrato ieri dal “Messaggero” dalla voce del capodelegazione di FI in Europa, Fulvio Martusciello. Von der Leyen in realtà parrebbe lavorare sotto traccia per singoli accordi con le delegazioni nazionali, in quanto sia nell’immettere interamente i Verdi sia con i Conservatori, l’operazione produrrebbe scontri e divisioni quasi letali nel vasto Partito Popolare Europeo.



SCENARI SEGGI UE: PATRIOTI PER L’EUROPA PUNTA IL TERZO POSTO E CONFERMA L’ARRIVO DELLA LEGA

L’intreccio assai complesso che porterà alla nuova Commissione Ue non può non passare dalla fredda e spietata conta dei numeri in Parlamento Ue: gli scenari variano giorno dopo giorno, specie dopo la nascita del nuovo gruppo politico di Orban “Patrioti per l’Europa” che solo oggi vale già un 20-30 eletti in via di continua definizione. «È impossibile dire se una delle regioni europee sarà un attore dominante nell’alleanza. Dopo tutto, ai cechi, agli austriaci e agli ungheresi si sono già aggiunti i portoghesi e gli italiani si aggiungeranno presto»: lo ha spiegato stamane il Premier ungherese Viktor Orban arrivando a Kiev per incontrare il Presidente Zelensky in vista della nuova Presidenza dell’Unione per i prossimi 6 mesi.

Orban insomma conferma la presenza ormai imminente della Lega nei Patrioti europei, con probabilissima aggiunta di tutto il resto di Identità e Democrazia, il gruppo che conta 58 seggi e che ha in Marine Le Pen la sua principale forza politica: le contemporanee Legislative di Francia impongono un profilo basso alla leader del Rassemblement National ma il progetto lanciato negli scorsi giorni da FPO, Fidesz e ANO, già salutato con favore dalla Lega di Salvini, parte da lontano e avrebbe la “benedizione” del gruppo dirigente di ID. Secondo Orban i Patrioti potrebbero divenire a breve il terzo partito più grande del Parlamento Ue, anche se il sogno di un Centrodestra europeo forte per garantirsi la Commissione Ue è al momento sfumato: «trattative Meloni-Le Pen? Alcuni volevano muoversi più velocemente e altri volevano muoversi più lentamente, non abbiamo trovato accordo sul programma. Ecco perché non ci siamo uniti agli italiani, ma abbiamo continuato i negoziati con altri partiti». Fino ad oggi infatti Meloni aveva rifiutato l’ingresso di Fidesz nel gruppo ECR: con però i Patrioti europei in rampa di lancio e con numeri che possono avvicinare ai Conservatori, l’asse di Centrodestra potrebbe tornare di strettissima attualità per mettere in difficoltà le formazioni europeiste che hanno finora triangolato su tutte le nomine più importanti.