IN SERATA POTREBBE SBLOCCARSI L’ACCORDO SULLE NOMINE DI VON DER LEYEN: I GRUPPI VERSO IL SÌ, MA DALLA SPAGNA…
Da settimane la vicenda delle nomine di Ursula Von der Leyen per l’avvio della Commissione Ue “bis” vive di un continuo cortocircuito di difficile lettura – tra Fitto, Teresa Ribera, i socialisti, i popolari etc. – se non fosse strettamente legato a quanto viene richiesto all’Europa in ambito internazionale visti le evoluzioni continue e inquietanti: la vittoria di Trump, le crisi interne nei Governi di Germania, Francia e Spagna, e ancora le due guerre alle porte dell’Europa fino alla crisi economica con l’inflazione. Serve muoversi e serve farlo alla svelta, come ha detto più volte anche l’ex Premier italiano Mario Draghi guardando alla lentezza endemica di un Continente che dopo le Elezioni del giugno 2024 ancora non ha attivamente un Governo in carica.
Dopo difficili equilibri diplomatici, alla fine Von der Leyen aveva ottenuto un sostanziale via libera alla squadra di 26 commissari nominati, ma la posizione di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo Ue aveva poi bloccato nuovamente tutto per l’opposizione drastica dei Socialisti (che non accettano l’ingresso in ruolo di prim’ordine per un membro ECR che è formalmente fuori dalla maggioranza Ursula composta da PPE, S&D, Renew e Verdi). Dopo però il giro delle cancellerie della Presidente designata Von der Leyen in questi ultimi giorni, specie all’ultimo G20 in corso in Brasile, il via libera sostanziale dei leader è giunto tanto da Madrid quanto da Parigi: in particolare Emmanuel Macron, per non perdere la possibilità di vedere crollare il pacchetto delle nomine con dentro il “suo” designato vicepresidente Sejournè, ha spinto per rinsaldare il patto accettando la presenza di Raffaele Fitto (considerato dai non socialisti tutt’altro che un “pericoloso fascista” come è stato dipinto da alcuni europarlamentari di sinistra dopo le audizioni nelle commissioni).
TERESA RIBERA È L’ULTIMO REBUS PER LA NUOVA COMMISSIONE UE: COSA SUCCEDE TRA PPE E SOCIALISTI
Secondo quanto appreso da ANSA e Adnkronos nella giornata di oggi, in serata dovrebbe arrivare il via libera definitivo dei gruppi dopo che i coordinatori si sono dati appuntamenti alle 18 a Bruxelles: «L’accordo per la nomina dei sei vicepresidenti esecutivi designati della prossima Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen è fatto», fanno sapere i rappresentanti di Popolari, Liberali e Socialisti. I conservatori di Meloni attendono alla finestra, dopo aver accettato di votare l’intero pacchetto Von der Leyen nella seduta comune a Strasburgo della prossima settimana: l’intesa al momento sembra reggere anche se dai popolari spagnoli manca il via libera in quanto la vicepremier Ribera è impegnata a Madrid a difendersi dalle accuse sulla mala-gestione delle alluvioni a Valencia.
L’intesa dovrebbe alla fine reggere anche se le spaccature restano all’interno dei vari gruppi pur se passerà in plenaria il collegio Von der Leyen con tutti i 6 vicepresidenti e gli altri 20 commissari europei: la vicepremier e Ministra della Transizione Ecologica è da settimana al centro della bufera nel Governo Sanchez per quanto eventualmente mal gestito durante le alluvioni, tanto che PP e Vox chiedono con forza le dimissioni: in una nota diffusa oggi dal Partito Popolare Europeo (qui sotto, ndr) riflette la sintesi dei vari gruppi, mettendo in evidenza il via libera al pacchetto Von der Leyen con una postilla che rischia però di far saltare tutto nei prossimi giorni. Qualora Ribera fosse sotto inchiesta in Spagna a quel punto, scrivono i popolari, «dovrebbe dimettersi dalla vicepresidenza della Commissione Europea», con incalcolabili conseguenze nel già delicatissimo equilibrio raggiunto tra le parti. Se dunque appena una settimana fa il problema generale sembrava il ruolo di Fitto, è ora sulla commissaria spagnola che si concentra il fuoco incrociato e il potenziale gioco dei veti: Monti, Prodi, Sanchez, Macron (e ovviamente Meloni e Von der Leyen) fanno da giorni moral suasion affinché il pacchetto passi superando i vari veti, così da poter finalmente iniziare a svolgere i lavori della nuova Commissione Europea. Il mondo fuori non aspetta ma l’Europa, al momento, è ancora impelagata in dinamiche interne e “di bandiera” che stanno mettendo a repentaglio la governabilità nel brevissimo tempo…