L’Olanda ha chiesto ufficialmente l’esenzione dalla “solidarietà obbligatoria” che impone l’Ue sull’immigrazione. Ad alzare la tensione sul fronte Amsterdam-Bruxelles è la ministra Marjolein Faber, che ha scritto alla Commissione Ue una lettera con cui ha richiesto che venga concessa la clausola di opt-out dal sistema di migrazione e asilo europeo. Si tratta di deroghe che garantiscono ad alcuni Stati membri di aderire o meno a una decisione dell’Ue riguardo alcune politiche. Attualmente sono solo tre gli Stati membri che usufruiscono di queste deroghe, come la Danimarca su difesa e sicurezza e giustizia, Irlanda su Schengen e materiale penale e giudiziaria, infine la Polonia sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.



La ministra olandese per l’asilo e la migrazione ha annunciato con un tweet di aver informato la Commissione Ue di volere che venga concessa ai Paesi Bassi una clausola di non partecipazione all’immigrazione all’interno dell’Europa.

Nella lettera precisa che l’obiettivo del nuovo governo olandese, guidato dall’estrema destra, è ridurre in maniera drastica il numero di ingressi nei Paesi Bassi di migranti per assolvere ai doveri costituzionali, come istruzione, assistenza sanitaria e alloggi pubblici.



Dopo l’annuncio della ministra per la migrazione e l’asilo, il leader del Pvv, che è il partito di cui fa parte Faber, ha commentato con soddisfazione l’iniziativa. Infatti, Geert Wilders ritiene che la ministra stia facendo “la storia” informando la Commissione Ue che gli olandesi vogliono “rinunciare all’immigrazione“.

OPT-OUT OLANDA? MURO DELLA COMMISSIONE UE

Ma anche se il segnale lanciato dal governo del premier Dick Schoof conferma agli elettori olandesi che si vuole mantenere quanto promesso sul tema, la strada dell’opt-out è in salita. Il piano di opt-out è ritenuto inverosimile e con scarse possibilità di successo, quindi solo simbolico, perché richiederebbe lo modifica del Trattato, ma è improbabile che altre capitali siano a favore, perché escludendo l’Olanda dal sistema migratorio, allora ci sarebbe inevitabilmente un’ondata di richiedenti asilo verso i Paesi vicini.



In effetti, servono diversi passaggi istituzionali per avviare una modifica dei Trattati, come la convocazione di un gruppo formato dai rappresentanti dei parlamenti nazionali, Capi di Stato o di governo e delle istituzioni europee, poi va convocata una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri dell’Ue per adottare le modifiche, ma serve l’unanimità.

Comunque, la Commissione Ue ha alzato il muro, ricordando che la richiesta dell’Olanda può essere accolta solo modificando il trattato, ma attualmente non ci sono cambiamenti in vista. “Non sono previste modifiche del trattato“, la replica della portavoce dell’esecutivo europeo, Arianna Podestà, precisando che è stata accolta positivamente l’intenzione della ministra di continuare “a privilegiare l’attuazione del Patto, che è chiaramente una priorità per la Commissione“. Infatti, nella lettera alla Commissione Ue Faber precisa che, fino a quando non ci sarà l’out-out, si continuerà “a dare priorità all’attuazione” del Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, la riforma introdotta a maggio dopo quasi 4 anni di negoziati.