La forza prolungata dell’euro potrebbe danneggiare la crescita e avere un impatto sull’inflazione. A lanciare l’allarme è la Commissione europea in un documento visionato da Reuters. Il problema è rappresentato dall’apprezzamento duraturo del tasso di cambio effettivo nominale dell’euro, che potrebbe danneggiare la ripresa economica della dei paesi in zona euro e quindi complicare il compito per la Banca centrale europea (Bce) di rilanciare l’inflazione. Il testo in questione è stato preparato dalla Commissione Ue il 16 settembre in occasione delle discussioni dei ministri dell’Economia della zona euro in programma lunedì. La Commissione Ue spiega che l’euro si è apprezzato di circa il 7,5% in termini effettivi nominali (Neer) tra febbraio e agosto 2020. Nel documento si legge che un ulteriore rafforzamento sostanziale dell’euro “comporterebbe significativi rischi al ribasso per la crescita e l’inflazione della zona euro in un contesto di fragile ripresa”. A seconda delle cause, un apprezzamento durato del 5% dell’euro potrebbe essere associato ad una riduzione della crescita del Pil tra -1,1% e 0,9% dopo un anno e ad una riduzione dell’inflazione tra 0,8 e 0,5%.
COMMISSIONE UE, RISCHI PER CRESCITA E INFLAZIONE
I funzionari coinvolti nella preparazione dei colloqui hanno affermato anche che l’apprezzamento della moneta unica riflette la fiducia del mercato nella risposta della zona euro alla pandemia di Covid-19 ed è improbabile che possa destare preoccupazione. “Questo vuol dire anche che l’Europa sta diventando più attraente e più forte”, ha dichiarato un alto funzionario, come riportato da Reuters. “Non mi aspetto che i ministri sollevino delle preoccupazioni”, ha dichiarato un altro alto funzionario dell’Unione europea. Nel documento della Commissione Ue si spiega anche che il modo in cui il mondo affronterà la pandemia di Covid-19 sarà la chiave per le mosse dei tassi di cambio nei prossimi mesi. Sull’euro potrebbero pesare l’aumento di scambi o le tensioni geopolitiche. “Anche la corsa alle elezioni presidenziali Usa potrebbe essere associata ad una maggiore volatilità del tasso di cambio euro-dollaro”.