SLITTA L’ACCORDO SULLA COMMISSIONE UE (E LE ALTRE NOMINE): I PROSSIMI STEP IN EUROPA

L’accordo sulle nomine per la Commissione Ue, il Consiglio Europeo e l’Alto Rappresentante della politica estera è slittato e punta ad essere una partita tutt’altro che “semplice”: dopo i risultati delle Elezioni Europee 2024, nella prima cena formale ieri a Bruxelles i 27 leader Ue hanno iniziato a mettere nero su bianco richieste, consultazioni e “veti”. Ursula Von der Leyen punta forte ala mandato bis ma nel tentativo di “puntellare” la maggioranza di “soli” 40 seggi circa ha davanti a sé due strade: andare diretta sui Verdi per proseguire il Green New Deal, rischiando però una sollevazione di parte del PPE (ad esempio Forza Italia con Tajani) che potrebbero tramutarsi in molti “franchi tiratori” durante le votazioni in plenaria del Parlamento Ue.



In secondo luogo, impostare il dialogo con ECR di Giorgia Meloni, magari portando all’Italia qualche commissario di rilievo, rischiando però di perdere l’appoggio di Macron e Scholz che già si sono espressi contro l’ingresso della destra nella nuova Commissione Ue. Le trattative andranno avanti dopo la cena di ieri almeno fino al prossimo 27-28 giugno, date del primo Consiglio Europeo post-Elezioni: in quelle riunioni andranno formalizzate le scelte dei tre nomi per le presidenze di Commissione, Consiglio e Esteri. Il 16 luglio poi il Parlamento Europeo si riunirà per la prima volta e dovrà votare il proprio presidente, con Roberta Metsola vicina alla riconferma: è poi dal 18 luglio la prima data teoricamente possibile per procedere con la votazione sulla Commissione Ue, ma solo se vi saranno le rassicurazioni per Von der Leven (o l’eventuale sostituto) che la maggioranza PPE-PSE-Renew sia compatta e senza troppi franchi tiratori. Se un accordo no sarà raggiunto, slitterà tutto verso la sessione di settembre del Parlamento Ue, con notevole complicazione per lo “schema Ursula” che a quel punto potrebbe anche saltare. Lo schema, ricordiamo, prevede l’assegnazione al PPE di Commissione (Von der Leyen) e Parlamento (Metsola), al PSE il Consiglio (Antonio Costa) e ai liberali l’Alto Rappresentante (Kaja Kallas).



VERDI, ORBAN, MACRON, MELONI: TUTTE LE TRAME VERSO L’ELEZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

«Nessun accordo stasera in questa fase. I partiti politici giocano un ruolo, e questo è naturale in un momento politico come questo. Hanno fatto delle proposte e avremo l’occasione nei giorni di lavorare ulteriormente e preparare le decisioni che dobbiamo prendere»: così ha parlato all’uscita del Consiglio Ue informale del 17 giugno sera il Presidente uscente del Consiglio Uel, Charles Michel. L’asse Macron-Scholz spinge per frenare il dialogo tra Von der Leyen e Meloni, i Verdi si propongono come “stampella” della maggioranza ma chiedono garanzie per programmi e nessun rapporto con i partiti del Centrodestra europeo, l’Italia fa quadrato e prova ad ottenere il più possibile in una oggettiva complicatissima partita europea.



Quando ancora non si hanno certezze su come sarà composta la prossima Commissione Ue, le consultazioni informali già hanno dato alcuni importanti segnali sulla posta in palio tra le diverse fazioni: «l’accordo è vicino», ha spiegato un cauto Macron mentre il sodale socialista cancelliere Scholz ha aggiunto, «riusciremo a trovare rapidamente una soluzione sensata. È chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra». Dal PPE Tajani esclude la presenza dei Verdi in maggioranza mentre il Premier croato Andrej Plenkovic blinda il nome di Von der Leyen per la guida della Commissione Ue: i GREEN di tutta risposta si espongono dicendo con il copresidente Terry Reintke che sono disponibili a entrare in coalizione Ue «per proseguire le politiche del Green Deal, ma mai con una partecipazione formale anche di Fratelli di Italia». Meloni ha preferito non commentare, ma da fonti qualificate dell’ANSA in Ue emerge il tentativo di Francia e Germania di voler “isolare” la posizione dell’ECR nel prossimo Parlamento Ue, «c’è stata grande frustrazione al Consiglio poiché alcuni» – ovvero Macron e Scholz – «hanno tentato di”imporre una decisione veloce senza condividere tutti i dettagli dell’accordo o includere tutti le parti». A parlare al posto dei diretti interessati è il Premier ungherese Viktor Orban, storico alleato della Premier italiana, che chiama a raccolta tutte le destre in Europa per provare a costruire un’alternativa alla maggioranza Ursula: «Oggi a Bruxelles la volontà del popolo europeo è stata ignorata. Il risultato delle elezioni europee è chiaro: i partiti di destra si sono rafforzati, la sinistra e i liberali hanno perso terreno. Il Ppe, invece, invece di ascoltare gli elettori, alla fine si è alleato con i socialisti e i liberali: oggi hanno stretto un accordo e si sono spartiti i vertici dell’Ue», attacca il leader ungherese al termine del Consiglio Ue informale, aggiungendo come è ora di «unire le destre in Europa».