MANOVRE PPE-ECR VERSO LA COMMISSIONE UE: COSA CHEIDE TAJANIA A VON DER LEYEN
Proseguono fitte le trattative per la formazione della nuova Commissione Ue da “ipotizzare” forse già nel Consiglio Europeo di fine settimana (27-28 giugno 2024): i numeri in mano a Von der Leyen, come spieghiamo nel nostro focus qui, sono ancora troppo risicati per pensare ad una serena votazione in “cavalleria” della presidente uscente della Commissione Europea. L’aver anche solo accennato un possibile dialogo con i Verdi – per l’ingresso in maggioranza con PPE, PSE e Renew – ha scatenato parte dei popolari in rivolta contro potenziali nuove politiche ancora più ultra-green nel prossimo futuro. Di contro, la leader tedesca tiene conto che Macron e Scholz non l’appoggerebbero più qualora “flirtasse” politicamente con i Conservatori di Giorgia Meloni.
Il grande intreccio per la Commissione Ue insomma è tutt’altro che vicino dall’essere sciolto e potrebbe non bastare il dialogo diplomatico tra i 27 leader nel prossimo Consiglio Europeo, l’ultimo con Charles Michel presidente in carica: intervenuto questa mattina al suo arrivo al Consiglio Affari Esteri Ue in Lussemburgo, il vicepremier e Ministro Antonio Tajani – uno dei nomi forti del Partito Popolare Europeo – lancia diversi avvertimenti alla leadership di Ursula Von der Leyen alla vigilia delle nuove trattative per la Commissione. In primo luogo, come primo esito dopo i risultati delle Elezioni Europee 2024, il PPE dovrebbe subito aprire al dialogo con i Conservatori-ECR di Giorgia Meloni: «In Parlamento in teoria ci sono i numeri per confermare il presidente uscente, ma bisogna allargare la maggioranza ai Conservatori e non ai Verdi». Non bisogna insomma appiattirsi sule politiche green, conferma poi a “La Stampa”, sottolineando come esiste una terza via tra il negazionismo e l’estremismo di Greta Thunberg e Frans Timmernans (ex n.2 della Commissione Ue in quota socialisti). «Giovedì al summit del partito porterò questa posizione e spero che passi», ha aggiunto Tajani giudicando positiva la cacciata dell’Afd da parte di Le Pen e Salvini nel gruppo ID, ma ritenendo la leader della destra francese ancora inconciliabile con le posizioni PPE su Nato e Unione Europea.
IL TOTO-NOMINE VERSO LA COMMISSIONE UE: COSA CHIEDONO I PAESI, FITTO COMMISSARIO?
In merito al toto-nomi che ormai da giorni circola tanto sulla leadership della Commissione Ue – Von der Leyen il nome che presenteranno all’inizio PPE-PSE-Renew, ma non è detto che sia quello che poi uscirà ufficiale dalle trattative europee – quanto sugli effettivi commissari/ruoli che i vari Paesi Ue chiedono con forza. «Credo che l’Italia non possa non avere un vicepresidente della Commissione europea e un commissario con un portafoglio di peso», rileva ancora Tajani dal Lussemburgo. Tra i nomi che circolano anche a Bruxelles sul possibile ruolo dei commissari italiani, il Ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto sarebbe un ottimo profilo in rampa di lancio per il Governo Meloni: «sarebbe un eccellente commissario. Sarà poi il presidente del Consiglio a dire l’ultima parola dopo aver ascoltato la maggioranza e valutato con il governo il da farsi», conclude il Ministro degli Esteri.
Per l’Italia la richiesta minima è appunto un vicepresidente della Commissione Ue e almeno un altro commissario, tenuto conto che poi a livello di PPE il Consiglio Europeo dovrebbe passare di mano dopo la guida socialista di Michel negli ultimi anni: «Credo debba diventare una prassi al Consiglio come lo è al Parlamento, Socialisti e Liberali non possono avere più di quanto hanno ricevuto in termini di consenso dai cittadini europei», aggiunge Tajani.
Sul Consiglio Europeo resta il nome del portoghese socialista Antonio Costa come primo “schema” ipotizzato da Von der Leyen nuova Presidente della Commissione, ma non è certo l’unico nel toto-nomi che circola ormai da giorni: ai Paesi Baltici dovrebbero andare le nomine per Esteri e dossier Ucraina, in particolare sarà la liberale estone Kaja Kallas che verrà proposta dal triangolo PPE-PSE-Renew come nuova Alta Rappresentante della Politica Estera. Con Roberta Metsola riconfermata al Parlamento Ue quasi sicuramente, sono diverse le richieste che arrivano dai vari Paesi, non certo solo l’Italia: il Green Deal da gestire viene richiesto dalla Spagna socialista, l’Ungheria punta invece alla riconferma sull’Allargamento Ue, mentre la Polonia punterebbe alla gestione dei negoziati con Kiev. Dopo l’uscita di scena della liberale Vestager, come riporta oggi il “Messaggero”, le possibili nomine per la Commissione Ue vedrebbero la Francia di Macron in primissima linea per cercare di accaparrarsi il delicato incarico dell’Antitrust europeo.