L‘ingegneria genetica spaventa i consumatori, non la Commissione europea, che vuole autorizzare le cosiddette piante Crispr, in grado di sfidare parassiti e pure il cambiamento climatico. Peraltro, potrebbe offrire al settore dell’agricoltura profitti miliardari. Stando a quanto riportato da Spiegel, presto in Europa potrebbe entrare in vigore una nuova legge sull’ingegneria genetica che potrebbe aiutare gli agricoltori a combattere i parassiti. Infatti, è in grado di sviluppare piante con il loro genoma “modificato”, usando le forbici genetiche Crispr/Cas9. Attualmente la coltivazione commerciale di piante geneticamente modificate (GM) è stata regolamentata così pesantemente nella stragrande maggioranza dei Paesi dell’Ue da essere praticamente equiparata a un divieto.
Ma all’inizio di luglio la Commissione europea ha presentato una proposta di “de-regolamentazione” delle piante prodotte con “nuove tecnologie genomiche” (NGT) come Crispr/Cas9. Se venisse approvata, le piante NGT non saranno più considerate ingegneria genetica nell’Ue a determinate condizioni. Per il settimanale tedesco, il voto finale tra gli Stati membri dell’Ue potrebbe avvenire entro la primavera. I promotori ritengono che l’editing del genoma sia una nuova tecnologia chiave anche in vista delle minacce globali come il cambiamento climatico, invece i critici temono un’ulteriore industrializzazione dell’agricoltura con conseguenze incerte per la natura, gli agricoltori e i consumatori.
INGEGNERIA GENETICA: EUROPA RIFLETTE, CINA INVESTE
La Commissione europea vuole ora allentare le regole. Ad esempio, la valutazione del rischio e l’etichettatura dovrebbero essere obbligatorie solo se il materiale genetico è stato modificato in più di 20 punti o se è stato trasferito materiale genetico estraneo da altre piante o batteri. In futuro si potrebbe adottare un approccio diverso con le piante modificate con le forbici genetiche, usando solo il materiale genetico della specie. Il nuovo regolamento dell’UE sull’ingegneria genetica valuterebbe le proprietà del prodotto, non il processo con cui è stato creato. Ma così sarebbe in contrasto con un principio fondamentale della politica ambientale dell’Ue, quello di precauzione, in base al quale tutti i possibili rischi di una tecnologia devono essere valutati in anticipo. Mentre in Europa si dibatte, la Cina si sta preparando a entrare nel mondo dell’ingegneria genetica vegetale, infatti sta investendo molto per ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di soia e mais.
In Europa ci sono ancora molte questioni da chiarire. L’industria ritiene ovvio brevettare alcune delle tecniche genomiche, mentre i critici temono nuove dipendenze per gli agricoltori e l’esclusione dei piccoli produttori di sementi. E nonostante tutte le argomentazioni dell’industria a favore di una nutrizione globale, gli agricoltori del Sud del mondo potrebbero perdere questa occasione, perché non è redditizio sviluppare nuove varietà per le regioni più povere del mondo, peraltro maggiormente colpite dal cambiamento climatico. Dunque, l’industria dovrebbe fare meno promesse, mentre i critici dovrebbero smettere di mescolare scienza con ideologica, conclude Spiegel.