Valeria Imbrogno, psicologa, pugile professionista, è per tutta Italia la compagna di Fabiano Antonioni, meglio noto come dj Fabo, il 40enne che scelse il suicidio assistito in Svizzera, nel febbraio 2017, venendo accompagnato fin lì da Marco Cappato. Intervistata da Il Corriere della Sera, ha commentato il superamento delle 500mila per le persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia.
Alla domanda se pensi che ad accelerare il raggiungimento del traguardo sia stata l’assoluzione di Marco Cappato, la Imbrogno spiega: “Certamente ha segnato un passaggio importante ma è come mi disse anche la pm di quel processo: il popolo italiano ormai è pronto per queste firme. E infatti il risultato ottenuto adesso lo dimostra”. La dedica per questo risultato è per Fabo: “Come potrei non farlo? È come se fosse stato un po’ lui a dire alla gente: svegliatevi, fate qualcosa per la libertà di tutti. Perché di questo si tratta; di essere liberi di poter scegliere fino alla fine ed è sempre stato questo il principio che ha tenuto assieme me e lui“.
COMPAGNA DJ FABO: “SAPEVO CE L’AVREMMO FATTA”
Quello di Valeria Imbrogno nella raccolta firme è stato un impegno costante: “Sì perché dirigo per l’Associazione Coscioni il servizio del numero bianco. È un call center che risponde al numero 06-99313409 a chiunque abbia qualcosa da chiedere sul fine vita: cure palliative, suicidio assistito, testamento biologico… Quindi sono in contatto con loro e ho visto crescere le firme. Ho sempre saputo che ce l’avremmo fatta“. Ciò non toglie che questo sia soltanto un primo step: “Lo so ma so anche che la consapevolezza delle persone sui temi del fine vita cresce di giorno in giorno e che è arrivato il momento di ascoltarle, le persone. Ripeto: è una scelta di libertà ed è incredibile che la politica finora non se ne sia occupata“.
La compagna di dj Fabo chiude svelando ciò che ha pensato al raggiungimento delle 500mila firme: “Ho pensato: ce l’hai fatta di nuovo. Quando hanno assolto Marco se lo avessi avuto di fronte gli avrei detto: hai visto cosa siamo stati capaci di fare? Ecco. Gli dico la stessa cosa adesso, con il traguardo delle firme fra le mani. E aggiungo che io lo sapevo che ce l’avremmo fatta“.