Una inchiesta condotta dal Guardian, dal settimanale tedesco Die Zeit e da SourceMaterial, un’organizzazione di giornalismo investigativo senza scopo di lucro, ha rivelato che le compensazioni di carbonio che le aziende acquistano per ridurre il proprio impatto sull’ambiente sono “inutili” al 90%. La ricerca si è concentrata, in particolare, sui progetti promossi da Verra, la ONG fondata nel 2007 da leader ambientali e aziendali che oggi rappresenta il principale Carbon Standard globale in un settore in rapida crescita da 2 miliardi di dollari.



Dall’analisi di 29 progetti realizzati proprio da Verra, è emerso che 21 non hanno apportato alcun beneficio al clima; 7 registravano performance dal 98% al 52% più basse di quelle asserite dal marchio e solo uno aveva un impatto reale pari all’80% di quello dichiarato. È emerso, inoltre, che le stime relative ai risultati potenzialmente ottenibili erano sovrastimate del 400%. Un dato addirittura ribassato soprattutto in virtù degli esiti ottenuti in tre progetti in Madagascar, che sembrerebbero essere tra i pochi realmente efficaci. È molto diversa, invece, la questione relativa ai programmi di conservazione delle foreste pluviali, su cui convergono il 40% dei crediti ma che nella maggior parte dei casi non avrebbero portato a conseguenze soddisfacenti.



Compensazioni di carbonio sono “inutili”: la replica di Verra

Gli esperti che hanno condotto i due studi a cui fa riferimento l’inchiesta del Guardian, del settimanale tedesco Die Zeit e del SourceMaterial hanno definito i risultati “deludenti” nonché “spaventosi”, dato che il settore muove attualmente miliardi di dollari e sono numerosi i brand che si sono affidati a questi progetti. Tra questi ci sono, ad esempio, Disney, Gucci, Salesforce, BHP, Shell, easyJet, Leon e Pearl Jam. “I risultati dell’analisi suggeriscono che non possiamo fidarci delle previsioni fatte in queste iniziative. Voglio che questo sistema funzioni per proteggere le foreste pluviali. Affinché ciò accada, dobbiamo riconoscere la portata dei problemi che ha il sistema attuale”, ha affermato Thales West, autore principale della ricerca.



Verra, da parte sua, ha rispedito le accuse al mittente. “È assolutamente errato affermare che il 90% dei crediti REDD+ certificati dalla nostra Ong sono privi di valore. L’articolo basa questa falsa affermazione sui dati provenienti da tre rapporti di due diversi gruppi, che hanno valutato un piccolo numero di progetti utilizzando le proprie metodologie. Pubblicheremo a breve la nostra valutazione completa. Le principali critiche alle metodologie citate nell’articolo sono già state affrontate da una revisione in corso dal 2021”, ha replicato Robin Rix, Chief Legal, Policy, and Markets Officer al Guardian.