Il Comune di Marsala, in provincia di Trapani, ha eliminato il “registro dei bambini mai nati”, un elenco di tutti i feti che erano stati abortiti per vari problemi dalle proprie madri. Come si legge sul Corriere della Sera, il consiglio comunale ha deciso di annullare la delibera che era stata introdotta circa un anno fa, e che aveva sollevato fin da subito enormi polemiche, al punto che a partire dal novembre 2020, sia la Cgil quanto la Udi avevano presentato ricorso al Tar per annullarla.



L’approvazione della prima delibera era stata proposta da Giusy Piccione, esponente del centrodestra e all’epoca consigliere comunale di Marsala, e apportava una modifica al regolamento cimiteriale sostituendo la definizione “prodotti abortivi”, riguardante i feti mai partoriti prima della 28esima settimana dal concepimento, con quella di “bambini mai nati”. Veniva inoltre sostituito un registro in cui si annotava un nome di fantasia per il feto in questione, e individuato anche uno spazio cimiteriale destinato alla sepoltura, con un cippo in cui si leggeva il numero assegnato al feto nel registro. Una delibera che era stata definita dalle opposizioni politiche, sociali e sindacali, “medievale”, e come detto sopra, aveva provocato fin da subito grandi polemiche, arrivando fino all’annullamento delle scorse ore proposto dal consigliere comunale Piero Cavasino, del movimento “Liberi”.



MARSALA ELIMINA REGISTRO BAMBINI MAI NATI: “LA 194 NON SI TOCCA”

Fra coloro che si sono sempre opposte al registro dei bambini mai nati, le donne del Partito Democratico locale, che hanno fatto sentire la propria voce in particolare con Valentina Villabuona, presidente dell’assemblea provinciale del Pd e Giuliana Zerilli, direzione provinciale dei Dem. L’anno scorso avevano definito la delibera: «un colpo di mano indecente di fine mandato che nello stupore collettivo ha visto il Consiglio comunale di Marsala istituire il registro dei bambini mai nati».

Oggi, dopo l’annullamento, raccontano: «Grazie al lavoro delle associazioni femminili e della Cgil, e grazie alla mobilitazione di uomini e donne, oltre che al buon senso di Piero Cavasino e dei consiglieri e delle consigliere che hanno ritenuto la delibera lesiva delle leggi in materia di aborto e del diritto delle donne all’autodeterminazione, il Consiglio ha annullato una delibera brutta, medievale e offensiva. La 194 – concludono – non si tocca e noi la difenderemo sempre».