La decisione del Comune di Milano di non permettere l’esposizione di una scultura che rappresenta una donna che allatta un bambino in un luogo adeguato, dicendo che non rappresenta valori condivisi, lo stesso Comune, che ha fatto dipingere l’intera stazione del metrò di Porta Venezia con i colori del LGBT, nonché la censura operata nei confronti di donne che allattavano in pubblico, mi ha suggerito questo pezzo.
Oggi vi propongo un breve tour tra “madonne scandalose” che si possono trovare a Milano. È una visita proposta a chi ama l’arte e magari anche il gusto del proibito.
Cominciamo dal Duomo. Sì, avete capito bene, proprio dal Duomo. Se siete entrati una volta nella Cattedrale di Milano avrete notato che c’è un altare presso il quale si può trovare una gran quantità di candele accese. Sopra c’è un’antica icona della Madonna, di cui l’autore è sconosciuto, che è intenta, incredibile a dirsi, proprio in Duomo, ad allattare il Bambino.
È nota tra i milanesi come la Madonna del latte o anche come la Madonna dell’aiuto, perché lì andavano, e spero proprio che ci vadano ancora, a pregare, le mamme per i figli che davano loro qualche preoccupazione. Lo so perché la mia una volta mi disse che ci aveva fatto più di una sosta.
Se poi vi spostate di qualche centinaio di metri potete entrare in quel luogo affascinante che è la Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Lì, in una sala del primo piano, potete trovare un quadro di Bernardino Luini che ripropone lo stesso soggetto.
Se vi spostate poi nella sala attigua, potete ammirare un dipinto di quel “depravato” di Sandro Botticelli. Si chiama la Madonna del Padiglione. Udite, udite, ma se siete anime belle non guardate. Lì è rappresentata una Madonna che dal seno nudo spruzza il suo latte sulla realtà. Compresa quella della natura che si rende visibile perché due angeli aprono le tende del padiglione.
È l’immagine scandalosa, anche qui, di una maternità che si dona non solo a Gesù, ma a tutto il mondo. E questo credo proprio che sia una valore condiviso…
C’è poi, se vi piace anche l’horror, una Madonna con le corna. In verità è una falsa Madonna. È il diavolo travestito da Madonna che prova a tentare s. Pietro martire, ma ne viene beffato dal santo, che facendo apparire le corna rivela la sua vera identità. Per questo dovete arrivare fino alla cappella Portinari che si trova presso S. Eustorgio.
Mi fermo qui, anche se potrei andare oltre, ma non vorrei suscitare progetti iconoclasti, poco rispettosi dell’arte, oltre che della religione.
Già ci sono iconoclasti e iconoclasti. Ci sono quelli che imbrattano i quadri e i monumenti per gli ideali più nobili del mondo. Almeno così dicono loro. Poi ci sono gli iconoclasti che addirittura non vogliono neanche mostrare in pubblico le opere d’arte, proponendosi come nuovi inquisitori e difensori della moralità pubblica. Cioè la loro che deve essere condivisa dagli altri.
In questo senso può essere interessante leggere in anteprima quello che ha scritto uno degli estensori del Manifesto dei writers: “Il writer, in quanto depositario di arte, rispetta qualsiasi forma artistica se pur apparentemente distante dalla propria visione, sia essa pittorica, scultorea, letteraria. Il rispetto verso l’opera d’arte altrui è segno di profondo senso di accettazione e desiderio di interazione con il prossimo” (Flycat).
P.S.: Il dito alzato verso il cielo che si trova nel monumento davanti alla borsa di Milano vuole esprimere l’aspirazione, condivisa, del popolo al cielo?
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