Mentre il Presidente Conte si appresta a formulare le proprie comunicazioni sul nuovo Dpcm anche al Senato (qui il testo dell’intervento, ndr) la Camera ha approvato la risoluzione del Governo sorta dopo il discorso del Premier: nel documento presentato dai partiti di maggioranza si richiede al governo «di adottare misure nazionali che consentano di mitigare il più possibile la curva di crescita del contagio anche al fine di alleviare il carico, già molto pesante, sul sistema sanitario nazionale». Il voto di Montecitorio ha visto il Governo superare indenne le comunicazioni di Conte con 284 voti favorevoli, 178 astenuti (tutto il Centrodestra) e un solo contrario: nella risoluzione inoltre la maggioranza dei deputati chiede al governo di intervenire «in costante confronto con le Regioni con misure restrittive crescenti, adeguate all’evoluzione della pandemia, che siano ispirate ai principi di massima precauzione, di proporzionalità e di adeguatezza, sulla base di parametri oggettivi che consentano di non sottovalutare la severità e l’imprevedibilità della pandemia stessa, che continua a crescere con preoccupante rapidità». Di contro, il Centrodestra con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il deputato della Lega Claudio Borghi ha presentato una risoluzione unitaria come 20 proposte di misure anti-Covid da attuare subito: «Se l’appello alla collaborazione è reale, lo vedremo da come Pd e M5S voteranno sulle proposte di buonsenso che il centrodestra ha messo nero su bianco: per noi infatti l’unica collaborazione possibile avviene in Parlamento, perché questo è il luogo nel quale si decidono le cose e non si sta solo per farsi riprendere dalle telecamere». La votazione è stata invece bocciata dall’Aula. Si attende il medesimo iter al Senato prima di procedere con nuove riunioni a Palazzo Chigi per limare il testo finale del Dpcm che al momento presenta ancora diversi nodi da sciogliere, come evidenziato anche durante l’intervento alla Camera.



LE COMUNICAZIONI ALLA CAMERA

Il nuovo Dpcm arriverà «prima di mercoledì» e individuerà tre aree, cui apparteranno le regioni italiane sulla base del coefficiente di rischio della regione, con misure differenziate: «L’appartenenza alle singole aree sarà decisa dal ministero della salute sulla base delle variazioni periodiche», spiega Conte nelle lunghe comunicazioni alla Camera (e andranno ripetute anche al Senato). A livello nazionale le scelte del Dpcm sono: limitazioni alla circolazione delle persone in tarda serata (manca ancora l’orario però del coprifuoco), possibilità di Dad al 100% per le superiori, stop a spostamenti verso regioni a rischio, centri commerciali chiusi nei giorni festivi, stop a musei e mostre, tpl con capienza al 50%. «C’è una rilevante differenza rispetto alla prima ondata: oggi abbiamo cresciuta capacità di risposta generale, di materiale, di personale, di trasporti pubblici e con piani operativi in tutte le aree del Paese», spiega il Premier Conte nelle comunicazioni alla Camera, ribadendo subito l’invito al Centrodestra «Pronti ad accogliere cambiamenti di rotta delle opposizioni per la cabina di regia, consapevoli della differenza di ruoli che ci distingue. Non voglio coinvolgerli per condividere la responsabilità da prendere nelle misure anti-Covid». Nel discorso del Capo del Governo viene condotto un sostanziale paragone-confronto con l’evoluzione del coronavirus a livello europeo: «Abbiamo meno della metà dei contagi in Francia, Spagna e Regno Unito: da loro è cominciata prima la seconda ondata, ma resta comunque importante l’aumento di contagi anche nel nostro Paese». Il 94% dei contagi oggi è in isolamento domiciliare, mentre al picco della prima ondata era il 51,8%. Oggi solo il 5% è ricoverato in ospedale contro il 41% della prima ondata; lo 0,5% in terapia intensiva oggi, contro il 6,7% di marzo-aprile. 95% asintomatici o paucisintomatici. «L’aumento dei contagi viene combattuto da una cresciuta capacità di screening con tamponi e test», continua il Capo del Governo soffermandosi sul problema degli ospedali, «Ad oggi non ci sono sofferenze nei reparti di terapia intensiva, ma bensì in sub-intensive e nelle aree mediche in generale: a questo riguardo è stata messa in campo l’azione con i medici dei test rapidi antigenici per poter curare i pazienti presso i loro domicili ed evitare l’arrivo in pronto soccorso. Regioni possono somministrare circa 100mila test rapidi al giorno». Si potranno disporre anche di ulteriori mezzi militari per operazioni sanitarie, già c’è l’accordo con il Ministro della Difesa Guerini, «abbiamo possibilità di costruire nuovi Covid hospital come quelli di Roma, Milano e Taranto».



NUOVO DPCM PRIMA DI MERCOLEDÌ

Ma è nella parte finale delle comunicazioni alla Camera dove Conte anticipa l’arrivo del nuovo Dpcm prima di mercoledì 4 novembre: «nonostante gli sforzi del sistema sanitario, l’evoluzione dell’epidemia risulta molto preoccupante: secondo il parametri dell’Iss, andiamo verso lo ‘scenario 4’ con alcune Regioni che accusano il rischio di tenuta dei servizi sanitari». Vanno ancora capiti gli effetti dello scorso Dpcm 24 ottobre non prima di 14 giorni dalla sua iniziale attività: al momento però «non sappiamo pronosticare la misura di questo impatto, per conseguenza alla luce dell’ultimo monitoraggio Iss siamo pronti ad intervenire nuovamente per mitigare il contagio. La strategia va modulata in base alle criticità dei territori, graduando le scelte in base al contagio nelle singole Regioni: misure in Dpcm prima di mercoledì». Sulla base di criteri scientifici dell’Iss, di Regioni e Ministero della Salute – non solo l’indice Rt, ma anche i 21 parametri tra cui numero di asintomatici, strutture sanitarie in sofferenza, percentuale di tamponi positivi, tempo medio tra data di inizio dei sintomi, occupazione di posti letto sull’effettiva disponibilità – «sarà necessario di introdurre un regime differenziato sulla base di diversi scenari regionali: operiamo per evitare un lockdown generalizzato nazionale, è diverso dalla prima ondata di marzo-aprile». Le restrizioni avverranno su base territoriale, in più riprese e in fasi graduali con flessibilità rispetto alla prima fase: «il prossimo Dpcm individuerà tre aree con altrettanti scenari di rischio, con ordinanza specifica del ministero della Salute e si strutturerà con il coefficiente di rischio di ogni singola Regione». Si entrerà in area a rischio e si uscirà sempre con ordinanze del Ministero della Salute: a livello nazionale interveniamo con alcune specifiche misure con la chiusura nei giorni festivi dei centri commerciali (ma no tabacchi, edicole e supermercati all’interno degli stessi centri). «Disponiamo chiusura delle sale giochi, i musei, le mostre, riduzione al 50% della capienza dei mezzi pubblici, limiti agli spostamenti da e verso le Regioni con elevate condizioni di rischio; limiti a circolazione delle persone nella fascia serale più tarda (ma manca ancora l’orario specifico del coprifuoco), Dad al 100% per le superiori», aggiunge Conte. Per quanto riguarda le tre fasce di rischio in cui verranno divise le Regioni ancora sono in corso le riunioni con i Governatori e solo dopo verranno emanate le ordinanze specifiche.



CONTE IN PARLAMENTO PER IL NUOVO DPCM

La giornata decisiva prima della firma del nuovo Dpcm sposta il luogo della “sfida” da Palazzo Chigi fino al Parlamento: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte alle ore 12 alla Camera e alle 17 in Senato – con la consueta diretta video streaming dai canali YouTube del Parlamento e di Palazzo Chigi – interverrà per le Comunicazioni sulla situazione epidemiologica e sulle eventuali ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Tradotto, il Capo del Governo viene in aula per informare il Parlamento sulle prossime mosse contenute nel Dpcm in arrivo tra stasera e domani mattina: Conte, nelle previsioni della vigilia, sarebbe dovuto arrivare alla Camera e al Senato con un testo del decreto praticamente concluso, con l’ok del Cts e delle Regioni. E invece tanto nella maggioranza quanto con i Governatori, la linea “unitaria” non c’è e le soluzioni ipotizzate iniziano ad essere diverse, per cui il Premier dovrà cercare di fare luce sugli effettivi provvedimenti da adottare per frenare la curva epidemiologica di questa seconda ondata: secondo le ultime indiscrezioni emerse oggi da fonti di Palazzo Chigi, si va verso un coprifuoco nazionale dalle ore 20-21 con le misure maggiormente più stringenti (bar-ristoranti chiusi anche a pranzo, centri commerciali chiusi nel weekend e Dad anche in seconda e terza media) per le Regioni con indice di contagio sopra la quota di allerta (e dunque già proiettate allo scenario 4 del piano Iss anti-Covid).

CONTE ALLA PROVA DEL PARLAMENTO: LO SCONTRO CON IL CDX

Nel nuovo Dpcm il Premier Conte avrebbe già deciso – con l’ok di Governo e Regioni questa volta – per il divieto di spostamenti tra le Regioni tranne che per motivazioni di lavoro, salute e necessità ben motivate nell’ormai “classica” autocertificazione. Ma per quanto riguarda le misure specifiche, bisognerà attendere il passaggio in Parlamento e probabilmente con discussioni che potranno poi proseguire fino alla notte di oggi prima del varo effettivo del nuovo decreto. Intanto dopo le comunicazioni a Camera e Senato, le due aule voteranno le risoluzioni di maggioranza e opposizione in modo da dare atto effettivo alla prossima normativa presentata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non sarà un passaggio “scontato” visto il grado di divisione interno al Governo – specie su chiusure attività e scuola – e visto il documento unitario che il Centrodestra è orientato a presentare per provare a mettere in difficoltà l’esecutivo. Il Premier sabato scorso aveva proposto al Centrodestra una “cabina di regia permanente” per discutere le misure anti-Covid da inserire nel Dpcm, ricevendo però un sonoro “no grazie” da Salvini, Meloni e Berlusconi: «Oggi il governo ipotizza una ‘cabina di regia’ con le opposizioni. Il ravvedimento appare tardivo. Il centrodestra è sempre stato a disposizione dell’Italia, ma oggi più che mai l’unica sede nella quale discutere è il Parlamento della Repubblica italiana», scrivevano Lega, FI, Fdi nella nota unitaria in risposta all’invito di Conte, concludendo poi «Non siamo disponibili, invece, a partecipare a operazioni di Palazzo che sembrano dettate più che da una reale volontà di collaborazione dal tentativo di voler coinvolgere l’opposizione in responsabilità gravi che derivano dall’immobilismo e dalle scelte sbagliate effettuate dal governo».