Il Vaticano risponde 4 mesi dopo alla spaccatura importante avvenuta nella Chiesa americana il giorno dopo l’elezione di Joe Biden alla Presidenza degli Stati Uniti: se i vescovi Usa non si erano per nulla trovati concordi sulla possibilità di dare o meno la comunione al Presidente – per via del suo appoggio alle leggi secolarizzate come aborto, eutanasia e matrimoni coppie Lgbt – ora la Congregazione per la Dottrina della Fede invia una lettera siglata dal prefetto Cardinal Luis Ladaria per provare a fare “ordine” su una vicenda che rischiava di ingrossarsi sempre di più.
«Sarebbe fuorviante se si desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia da soli costituiscano le uniche gravi questioni della dottrina morale e sociale cattolica che richiedono il massimo livello di responsabilità da parte dei cattolici», scrive il n.1 dell’ex Sant’Uffizio. Lo stop ai vescovi Usa che si proponevano di approvare un documento «sulla dignità di ricevere la comunione» per poter impedire ai politici cattolici favorevoli alle leggi “pro-choice” di ricevere l’Eucaristia. Era stato in primis José Horacio Gómez, presidente dei vescovi americani, a riflettere sulla mancanza di vicinanza ai temi “pro-life” del secondo Presidente americano cattolico della storia: con lui anche il Cardinal Raymond Burke, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, contrario invece l’arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, e la metà circa della Conferenza Episcopale americana.
LA LETTERA “POLITICA” DEL VATICANO
Come riporta il Corriere della Sera, lo scorso 30 marzo l’arcivescovo Gomez aveva informato la Congregazione per la Dottrina della fede della convinta intenzione di votare un documento per negare la comunione ai politici favorevoli alle leggi sull’aborto durante la prossima assemblea dei vescovi del 16 giugno: il Vaticano invece prova a frenare l’iniziativa che porterebbe ad ulteriori spaccature interne alla Chiesa Usa. E così Ladaria scrive «La Congregazione nota che una simile posizione, data la sua natura potenzialmente contenziosa, potrebbe avere l’effetto opposto e divenire una fonte di discordia anziché di unità all’interno dell’episcopato e la più ampia Chiesa negli Stati Uniti». Serve più dialogo e maggiore serenità, oltre ad una più spiccata interpretazione di ciò che realmente i politici cattolici “pro-choice” manifestano nelle proprie posizioni sul magistero cattolico. Il Cardinale nota poi che i vescovi Usa dovrebbero confrontarsi con le conferenze episcopali di altri Paesi «sia per imparare gli uni dagli altri sia per preservare l’unità nella chiesa universale. Qualsiasi politica delle conferenza episcopale deve rispettare i diritti dei singoli vescovi nella loro diocesi e le prerogative della Santa Sede». Tradotto, non occorre considerare solo i temi di aborto ed eutanasia per arrivare a impedire la Comunione ad un cattolico, chiunque esso sia, con appello finale dell’ex Sant’Uffizio «Ogni affermazione della conferenza episcopale relativa ai leader politici cattolici dovrebbe essere contestualizzata nella più ampia cornice della dignità di ricevere la comunione da parte di tutti i fedeli, anziché da parte di una sola categoria di politici».