Le abbiamo sentito ripetere diverse volte queste analisi negli ultimi trenta anni. Ma fa impressione vederle riassunte e quasi coincidenti, una dopo l’altra, in un libro che susciterà grande interesse e che è stato presentato il 17 dicembre nella sede del Cnel a Roma.
Il titolo del libro è “Comunità intermedie, occasione per la politica” ed è stato curato da Franco Bassanini, Tiziano Treu e Giorgio Vittadini. Ma ai tre curatori, e autori a loro volta, occorre aggiungere altri diciassette analisti dell’attuale situazione sociale e politica italiana. Tutti si sono espressi in base a competenze specifiche e di grande rilievo tra politica, istituzioni e “Terzo settore”, cioè l’insieme di quegli enti privati che perseguono, senza scopo di lucro, obiettivi di carattere civico e di solidarietà: una grande tradizione che affonda nella storia secolare italiana. Se si guarda allo sviluppo dell’Italia dopo l’ultima guerra mondiale non si può dividere la funzione della politica democratica dalla portata decisiva che ha avuto sul fronte sociale il cosiddetto “Terzo settore”.
Ma, al posto dei “magnifici trenta”, che cosa sta accadendo in questi ultimi trent’anni in cui viviamo? Proviamo a fare una rapida carrellata di precisazioni del dibattito al Cnel, che è il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e che in fondo rappresenta la “casa dei corpi intermedi”.
Oggi, presidente del Cnel è Renato Brunetta, un economista che ha avuto due esperienze da ministro. “Il vero problema – dice Brunetta – è il collasso della rappresentanza politica, dalla bassa partecipazione al voto, al venire meno del ruolo dei partiti, alle difficoltà nella selezione delle classi dirigenti”. A questo punto Brunetta fa una pausa per accostare i termini della situazione italiana: “Se a questa crisi si aggiunge anche quella dei corpi intermedi, allora abbiamo il collasso delle rappresentanze sia dirette che indirette”.
È un grido di allarme, che in fondo gli italiani e gli europei conoscono sulla loro pelle. L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato insiste nel delineare una crisi grave: “Non esiste democrazia se non c’è partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche. Chi decide al vertice deve essere rappresentativo della collettività. La democrazia deve essere rappresentativa”. Amato lancia una sua ricetta: “Noi abbiamo bisogno che sia recuperata la partecipazione politica. Penso al mondo del Terzo settore, che addestra a occuparsi degli altri e all’interazione tra sé e gli altri. Attraverso le attività di interesse collettivo si crea un rapporto interattivo con i cittadini e si crea partecipazione politica. I costituzionalisti si adatteranno, la partecipazione non passa solo dai partiti, ma passa anche attraverso la sussidiarietà”.
Come si può ottenere quello che Amato ripete quasi ossessivamente da qualche anno? Il disincanto verso la politica, soprattutto da parte dei giovani, la progressiva non partecipazione al voto, tanto da restare complessivamente al di sotto del cinquanta per cento di affluenza alle urne, come si può affrontare e risolvere? E quando ci si riferisce alla partecipazione, guardiamo a una realtà ancora più ampia di quella legata alle elezioni.
Tiziano Treu dice con speranza: “Abbiamo scoperto che c’è una crescita impressionante delle comunità intermedie coinvolte in azioni di politica pubblica sui territori. Sono centinaia”. Continua Tiziano Treu: “Queste tipologie diverse di espressioni della società civile organizzata non si occupano solo di welfare, ma anche di attività economiche legate alla sostenibilità. Questo serve a migliorare la rappresentanza e al tempo stesso a migliorare le politiche pubbliche”.
Franco Bassanini lo segue in un certo senso. Dice: “È diffusa la consapevolezza che la democrazia rappresentativa sia il migliore sistema di governo, ma al tempo stesso c’è anche molta sfiducia nella democrazia. È una divaricazione costante. E una delle principali ragioni sta nel fatto che i partiti hanno perso la loro capacità di essere agenti di partecipazione”. Bassanini poi specifica: “Il punto che poniamo è in che misura sia possibile recuperare un rapporto tra comunità intermedie e partiti, in modo da rivitalizzarli”.
Ma c’è chi si spinge più in là. Giorgio Vittadini, Luca Antonini e Lorenza Violini mettono la persona, l’uomo, al centro della questione. Dice Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà: “Il tema dei corpi intermedi e della politica richiama al bisogno di un’autentica ripartenza antropologica, concependo l’umano come essere relazionale. Questo implica una rinnovata concezione delle relazioni sociali e del vivere politico. Il tema è quello dell’esperienza dell’altro come bene, non come ostacolo, per la propria realizzazione, nella politica come nei rapporti umani e sociali”.
Vittadini insiste su questo punto: “Quello che bisogna mettere a tema è la passione per l’uomo, che lo caratterizza nel profondo, assicurandole la fondamentale unità, anche nella molteplicità delle dimensioni e delle espressioni del suo esistere. Il primo compito dei corpi intermedi è di suscitare, secondo un pluralismo ideale e una diversità di accenti, questa passione più profonda per la vita propria, altrui e per il bene comune.” E qui Vittadini dà la stoccata finale: “Questo è il vero senso della sussidiarietà, che abilita una visione di bene comune in cui ogni soggetto può trovare il suo ruolo”.
Approfondiamo, esaltiamo la sussidiarietà che è grande principio democratico, che lo è sempre stato nella storia delle democrazie. È un salto in avanti, una sconfessione dell’innamoramento che è stato fatto per il neocapitalismo e la finanza che assoggetta l’impresa. È una grande sfida la sussidiarietà, che può salvare la democrazia, che può addirittura rinnovarla.
E ce n’è bisogno. Perché ti senti proprio di affrontare una grande sfida storica quando senti dire da Nando Pagnoncelli, eccellente ricercatore, che due italiani su tre pensano che “sono più le cose che ci dividono di quelle che ci uniscono”, che gli italiani fanno fatica a sentirsi in una comunità e che il 47 percento di loro ha sfiducia nelle istituzioni.
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