Vaccinazione in affanno in Europa a causa dei ritardi di Pfizer, invece nel Regno Unito si prosegue a spron battuto grazie soprattutto a quello AstraZeneca, che deve essere ancora approvato in Ue. Così la Gran Bretagna conta di proteggere nel più breve tempo possibile le case di cura, travolte dall’ondata della pandemia Covid come accaduto ad esempio anche negli Stati Uniti. Attualmente più di 4 milioni di persone tra quelle più a rischio sono state vaccinate nel Regno Unito, cioè quasi l’8% della popolazione adulta. Tra questi ci sono gli anziani residenti nelle case di cure. Non potendosi spostare per sottoporsi all’inoculazione, sono stati raggiunti da squadre mobili. Ma per raggiungere l’obiettivo di vaccinare 15 milioni di persone vulnerabili entro metà febbraio è stata creata anche una rete di medici di famiglia e centri di vaccinazione in centri sportivi, hotel e perfino cattedrali. In questo modo il Regno Unito ritiene di poter raggiungere questo primo traguardo. Lo evidenzia il Wall Street Journal in un’analisi da cui emerge che il vaccino di AstraZeneca ha permesso al governo britannico di raggiungere anche le case di cura più remote.



UK, CON ASTRAZENECA ANZIANI “PROTETTI” A FEBBRAIO

Il motivo è semplice: non c’è bisogno della diluizione, inoltre dopo l’iniezione i pazienti non devono essere monitorati come invece accade per Pfizer; inoltre, il vaccino di AstraZeneca può essere conservato per sei mesi a temperature da 2 a 8 gradi Celsius, quindi può essere spostato più volte e usato in lotti anche ridotti, mentre quello Pfizer viene consegnato in grandi lotti e va conservato a meno 70 gradi, oltre al fatto che una volta scongelato va usato entro 3 giorni e mezzo. «Il vaccino AstraZeneca è molto più facile da portare in giro, di casa in casa», ha dichiarato a WSJ Helen Salisbury, un medico locale di Oxford che ha vaccinato alcuni dei suoi pazienti anziani a domicilio. Questa versatilità ha spinto il Regno Unito a concentrare le dosi del vaccino sviluppato con l’Università di Oxford e l’Irbm di Pomezia per le case di cura. Infatti, prima del via libera ad AstraZeneca solo le case di cura per anziani più grandi potevano essere raggiunte dal vaccino Pfizer. Ora, dunque, anche le Rsa più piccole, anche quelle con meno di 25 posti, stanno ricevendo il vaccino.



C’è però uno svantaggio. Il vaccino AstraZeneca richiede più tempo per la produzione, circa 3-4 mesi. Servono 58-60 giorni per lo sviluppo delle cellule necessarie al virus per replicarsi all’interno, altri 28 giorni per preparare il vaccino tramite il processo fill-and-finish, poi si passa al confezionamento. Durante questa procedura vengono eseguiti ben 60 test di qualità e ogni lotto viene testato prima di essere autorizzato per l’uso clinico. Invece i vaccini a mRna hanno un processo di produzione più rapido: bastano due ore per l’Rna, che poi va purificato, formulato e incapsulato in nanoparticelle lipidiche prima di essere messo in fiale e testato. Nel complesso, servono due giorni per sviluppare quelli Pfizer e Moderna. Per questo è importante acquistare le giuste dosi. E in tal senso il Regno Unito si è mosso rapidamente. Entro la fine di gennaio saranno vaccinati tutti gli anziani delle oltre 10mila case di cura inglesi. In Scozia oltre l’80% ha ricevuto la prima dose di vaccino. Quel che ancora non si sa è se abbia un impatto nella trasmissione, impedendola o riducendola, o solo sulla malattia.

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