Ophinr Falk è sicuramente tra le persone più vicine (almeno politicamente) al premier israeliano Netanyahu, sia prima dell’attuale conflitto contro Hamas, che negli oltre 15 anni precedenti che ha passato al potere. Coautore della sua biografia, è nella sua cerchia ristretta anche ora, mentre nella Striscia di Gaza imperversa dallo scorso ottobre una violenta guerra contro i terroristi palestinesi. Avvocato ed esperto di antiterrorismo, il consigliere di Netanyahu, come d’altronde il suo capo, è un fermo sostenitore dell’ingresso di Israele a Rafah, dove si troverebbero gli ultimi sopravvissuti di Hamas. Intervento, questo, necessario per concludere definitivamente il conflitto a Gaza, ma non senza aver prima liberato gli ultimi 135 ostaggi ancora in mano ai terroristi.
Il consigliere di Netanyahu: “Con Hamas nessuna tregua senza liberazione degli ostaggi”
La guerra contro Hamas, sottolinea chiaramente il consigliere di Netanyahu, è prossima alla sua conclusione e ci tiene anche a negare fermamente che dopo il conflitto Israele avrà intenzione di rimanere a lungo nella Striscia, o addirittura di amministrala personalmente. “Una volta che l’operazione a Rafah sarà iniziata”, assicura al Corriere della Sera, “possiamo terminare la parte ad alta intensità del conflitto in pochi mesi, forse settimane. Abbiamo”, conferma il consigliere facendo eco a Netanyahu, “distrutto 20 battaglioni di Hamas, gli ultimi 4 battaglioni sono lì, è la loro roccaforte”.
Allo stato attuale, gli USA e parte del mondo Occidentale e Mediorientale sono ancora convinti che tra i belligeranti si possa giungere, auspicabilmente prima dell’intervento a Rafah (criticato fortemente perfino da Biden), ad un accordo. Falk, però, sostiene che “non possiamo accettare un cessate il fuoco senza prima il ritorno di tutti i sequestrati e la distruzione di Hamas. 112 rapiti sono tornati a casa e vogliamo riportare indietro gli altri 134. Una pausa umanitaria”, tuttavia, “è possibile e possiamo arrivare a un accordo come nel novembre dello scorso anno”, ma è necessario che i terroristi “rinuncino alle richieste deliranti“. Il Consigliere di Netanyahu, esclude categoricamente l’idea di un lasciapassare per Yahya Sinwar, leader nella Striscia di Hamas, sul modello di quello dato ad Arafat nel 1982. “Chiunque sia stato parte dei massacri del 7 ottobre”, sostiene Falk, “sarà assicurato alla giustizia” e non ci sarà neppure la liberazione di Marwan Baghouti, perché sarebbe illogico lasciare un “omicida di massa in giro per le strade”.