A nove anni sogni di diventare calciatore e hai in cameretta il poster del tuo campione. Hai la maglietta della tua squadra sopra il letto e vicino a te la palla. A nove anni sei un inno alla vita e nessuno pensa che la vita ti possa sfuggire via.
Eppure il piccolo Jordan Banks, un tifoso del Liverpool che sognava di diventare terzino titolare nella sua squadra del cuore, a soli 9 anni è morto stroncato da un fulmine che lo ha trapassato proprio durante un allenamento di calcio. Erano le cinque del pomeriggio, il tempo non era dei migliori, e Jordan da buon terzino era accanto alla porta di metallo dove il fulmine si è abbattuto uccidendolo. A raccontarlo sono stati i suoi piccoli compagni di squadra terrorizzati.
Nel suo caso però una tragedia incomprensibile, un dolore indicibile, ha dato la vita ad altri tre bambini. Lo hanno deciso i genitori del bambino. “Amava il calcio, le arti marziali e anche la moda” ha detto Matt Banks, il padre del bambino, nelle sue uniche parole. “Il suo sorriso era contagioso, speciale, lo so che è così per ogni genitore ma lui era più grande della sua età, potevamo parlare per ore. Il nostro mondo si è fermato”. Poi ha autorizzato l’espianto degli organi. “Tre altri bimbi vivranno grazie a lui, è quello che avrebbe voluto, non abbiamo avuto dubbi”.
Questa storia ha commosso non solo i giocatori del Liverpool che si sono riscaldati nel pre-partita dell’incontro con il Manchester United con la maglia del loro piccolo tifoso, ma hanno toccato l’intero Regno Unito e il mondo. È una storia bella perché, senza voler spiegare il dolore o consolare con parole che in casi come questo sono sempre superflue, ci dice come è possibile dare un senso, anche se piccolo, alla sofferenza. Jordan ha perso la vita ma, grazie ai suoi genitori, l’ha anche donata, non l’ha solo persa. Tanti genitori che hanno alle spalle storie tragiche come questa hanno poi fondato associazioni o compiuto gesti grazie ai quali la morte dei figli non è stata l’ultima parola ma un inizio, il punto di partenza per altre storie che invece sono finite con il sorriso. Tutti noi cerchiamo nei figli un modo per entrare nell’eternità: e, in questo caso, l’eternità sa proprio di gratuità e di amore.
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