Preoccupati dagli effetti del coronavirus, rischiamo di trascurare quelli che può provocare la quarantena. Uno studio italiano pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition evidenzia quanto può incidere sul rischio cardiovascolare. Alla ricerca hanno lavorato Anna Vittoria Mattioli, Matteo Ballerini Puviani, Milena Nasi e Alberto Farinetti dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Sono partiti dal presupposto che il lockdown ha modificato il nostro stile di vita: c’è stata una riduzione dell’attività fisica e cambiamenti nelle abitudini nutrizionali. «La quarantena comporta alcuni effetti a lungo termine sulle malattie cardiovascolari, legati principalmente a uno stile di vita non sano e all’ansia», scrivono i professori che evidenziano l’importanza di un’azione globale post-quarantena a sostegno di una dieta sana e dell’attività fisica per incoraggiare le persone a tornare ad uno stile di vita sano. Durante il lockdown, ad esempio, le persone preferiscono acquistare cibo confezionato e di lunga durata dovendo limitare gli spostamenti. «Questo porta ad un aumento di peso e ad una ridotta assunzione di antiossidanti». E questo può portare all’ipertensione e favorire l’aterosclerosi.



STUDIO ITALIANO SU LOCKDOWN E PROBLEMI CARDIOVASCOLARI

«Uno stile di vita non sano attraverso l’aumento dello stato infiammatorio potrebbe innescare l’attivazione di placche preesistenti», scrivono i ricercatori, che non escludono neppure che i cambiamenti nello stile di vita persistano dopo la quarantena. Non va trascurato l’effetto della crisi economica legata all’emergenza coronavirus sul cuore. «Stress e ansia nei soggetti, soprattutto in quelli appartenenti a basse categorie socio-economiche, portando ad un aumento del rischio cardiovascolare». C’è infatti una componente psicologica non trascurabile. La quarantena provoca ansia e stress che portano la gente a consumare più cibo per sentirsi meglio o perché non hanno altro da fare. «Durante la quarantena, si passa facilmente da una dieta sana a una non sana. Questo influenzerebbe il rischio cardiovascolare soprattutto nei pazienti ad alto rischio». A questo si aggiunge la riduzione dell’attività fisica in un mix che provoca anche un aumento di peso. «Nonostante le linee guida per l’allenamento a casa, solo pochi soggetti vi si attengono».



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