“La scuola è in cima alla graduatoria delle priorità sociali. Anche se sappiamo che riaprirle è un rischio e i casi aumenteranno”. Ne è convinto Luca Richeldi, pneumologo ma soprattutto membro del Comitato tecnico-scientifico che in queste settimane sta tentando di tenere insieme la necessità di riapertura delle scuole e quella di salvaguardare la salute pubblica dal pericolo di una seconda ondata. Intervistato ieri dal Corriere della Sera, Richeldi ha voluto rispondere anche a quanti sostengono che il virus “clinicamente” non esista più nella veemenza che ha caratterizzato i mesi invernali e primaverili: “Non è vero che non ci sono più forme di malattia clinicamente rilevanti. Sono di meno rispetto a marzo-aprile eppure ancora adesso alcuni pazienti finiscono in rianimazione. Questo virus è imprevedibile”. Richeldi si è espresso anche sul ruolo dei giovani nella diffusione dell’epidemia, oggi certificato anche dall’OMS: “Sono la trazione dell’epidemia e il fatto che tanti casi si accumulino è pericoloso per due motivi. In autunno tutti questi ragazzi andranno in ambienti confinati come la scuola e l’università dove la trasmissione è più facile. La seconda conseguenza è che il virus venga trasportato di nuovo verso i più vulnerabili dando luogo alla ripresa del ciclo di infezioni. La preoccupazione è che ricominci la situazione decapitata dal lockdown più lungo e stringente d’Europa di cui gli italiani si sono sobbarcati”.



“CON RIAPERTURA SCUOLE I CASI AUMENTERANNO”

Ma a destare un certo allarme sono in particolare le parole che Luca Richeldi ha riservato al tema della riapertura delle scuole: “E’ stato deciso, e noi del Cts siamo pienamente d’accordo, di porre la scuola in cima alla scala dei valori sociali e di darle priorità assoluta. Siamo consapevoli che il rischio di riaprire c’è eccome, ma anche che questo rischio si può modificare. Come? Intervenendo sulla struttura delle classi in modo da garantire il distanziamento tra gli studenti. Grande peso hanno le famiglie che dovranno avere la responsabilità di misurare la febbre ai ragazzi tenendoli a casa se necessario. In più abbiamo lo strumento dei test rapidi. E’ una riapertura ragionata che ha un rischio calcolato. Tanti Paesi hanno riprovato con le scuole. In Israele lo hanno fatto senza precauzioni e sono arrivati a un lockdown stringente. Non si scappa, l’habitat preferito dal Sars-CoV-2 è costituito da 3 elementi: aggregazione, stare seduti, luoghi confinati. Oltretutto i protocolli di sicurezza da seguire sono problematici e richiedono cambiamenti in termini di nuovi spazi e nuovi arredi. E’ certo che assisteremo a un aumento di casi soprattutto se arriveremo al 14 settembre con un ulteriore rialzo della curva epidemica. Vorrà dire che aggiorneremo i protocolli adeguandoli alla situazione e l’intenzione è di andare comunque avanti. Mentre i modelli a marzo indicavano che la ripresa delle lezioni non sarebbe stata sostenibile da parte delle strutture sanitarie ora lo è”.

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