In questi giorni, in Italia e nel mondo (leggasi in tal senso la lettera aperta che oltre 40 esperti del Regno Unito hanno divulgato a mezzo stampa, ndr), si è fatto un gran parlare della questione connessa alla somministrazione dei vaccini anti-Covid ai bambini e ai ragazzi. Sono emerse posizioni antitetiche e, nel nostro Paese, a esprimersi a favore della vaccinazione sulle fasce d’età più giovani è stata la dottoressa Susanna Esposito, presidente di Waidid (Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici), nel corso del meeting dell’Espid (Società europea di infettivologia pediatrica).
Quest’ultima, ordinario presso il dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’università di Parma e direttore della clinica pediatrica dell’ospedale dei bambini “Pietro Barilla”, ha sottolineato che, se è vero che in Europa il Coronavirus non ha causato alcun eccesso di mortalità tra i bambini e che il ruolo dei minori nella trasmissione del virus si è rilevato modesto, il loro coinvolgimento nella campagna vaccinale è ora “essenziale, non solo per la protezione individuale, ma soprattutto per limitare la circolazione del virus”.
VACCINO AI BAMBINI, ESPOSITO: “SOLO COSÌ MANTERREMO LE SCUOLE APERTE”
In merito alla necessità di inoculare il vaccino anti-Covid ai bambini, la dottoressa Esposito, le cui parole sono state riportate da “Orizzonte Scuola”, ha affermato che gli effetti indiretti della pandemia sulla salute dei più giovani sono stati drammatici, per le gravi conseguenze psicologiche e le dipendenze che molti di loro hanno sviluppato e che “anche bambini e adolescenti possono trasmettere il virus e contribuire alla diffusione del contagio”. Ecco perché è importante, una volta che i dati sui test eseguiti sui giovanissimi saranno definitivi e disponibili, non perdere tempo e premere sull’acceleratore: “Grazie alle vaccinazioni degli adolescenti e, a seguire, dei bambini più piccoli, sarà inoltre possibile evitare che i nostri ragazzi non vadano a scuola, con tutti i vantaggi psico-affettivi, educativo-formativi e di inclusione sociale delle lezioni in presenza”. La scuola italiana, dunque, ripartirà a tutti gli effetti solo con le vaccinazioni tra i suoi studenti?