Le varianti del Covid? Potrebbero farci perdere l’immunità così dolorosamente acquisita durante la prima ondata. Parola di Marco Rizzi, infettivologo e direttore dell’unità Malattie Infettive dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. L’esperto, che ha vissuto in prima linea il dramma della pandemia nel luogo simbolo della prima ondata in Italia e in Europa, guarda con preoccupazione alla recrudescenza del virus e all’ipotesi di una circolazione diffusa delle varianti. Intervistato da HuffPost, il dottor Rizzi spiega come in questa fase l’incidenza del virus non sia ancora dominante nell’area di Bergamo: “Rispetto al bresciano noi per ora abbiamo riscontrato meno casi di positivi da variante. Parliamo di quella inglese, che ci impensierisce ma non come la variante brasiliana e quella sudafricana, che rappresentano la nostra preoccupazione vera“. Il motivo? E’ presto detto: “La variante inglese ovviamente rappresenta un problema perché si trasmette più facilmente, ma non mette in pericolo l’immunità data dall’infezione da virus selvaggio o dal vaccino. Cosa che invece può accadere con la brasiliana e la sudafricana. Se aumentasse la circolazione sul territorio e il virus cambiasse radicalmente, potremmo perdere l’immunità acquisita nella prima ondata, e così dolorosamente. La protezione data dall’infezione del virus selvaggio o del vaccino potrebbe venir meno“.



“Con varianti a rischio immunità acquisita nella prima ondata”

Il dottor Rizzi, rispondendo alla richiesta di un commento sulle dichiarazioni del consulente per il piano vaccinale in Lombardia, Guido Bertolaso, che oggi ha parlato di “terza ondata” in atto a Brescia, ha dichiarato: “Sono tutte definizioni molto convenzionali, tra prima e seconda ondata c’è stata una cesura netta. In realtà, nel nostro Paese, la seconda ondata non è mai finita. Abbiamo assistito a salite e discese della curva e credo ne avremo ancora per un po’ di mesi. Per impedire picchi dannosi servono misure locali e disposte rapidamente. Lockdown nazionale? Se le misure selettive e tempestive funzionano, probabilmente non servirà. E poi oggi abbiamo il vaccino, un’arma in più per fermare il virus“. Nel frattempo l’assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti, ha annunciato una rimodulazione del piano vaccinale per dare la priorità agli abitanti della zona al confine tra Brescia e Bergamo. Una scelta che non coglie Rizzi di sorpresa: “Non è una novità, si è fatto in tanti focolai epidemici del passato. Poco più di un anno fa, proprio in quella zona abbiamo utilizzato il vaccino per spegnere un focolaio da meningite. Il vaccino è, come ho detto, un’arma in più contro il virus, ma va affiancato ad altre misure e restrizioni. Che, non mi stanco di ripeterlo, devono essere assunte rapidamente. Più tempo si perde nel disporre le giuste restrizioni più difficile sarà fermare la corsa del virus“.

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