La Nona Sinfonia di Beethoven, eseguita dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro Sinfonico di Milano torna a Milano a cavallo di Capodanno, nella splendida cornice dell’Auditorium di Largo Mahler. Quattro repliche, il 29, 30, 31 dicembre e il 1° gennaio.

Sul podio il giovane direttore d’orchestra Emmanuel Tjeknavorian, alla sua prima stagione alla guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano. Viennese, 29 anni, Tjeknavorian ha già alle spalle una prestigiosa carriera internazionale, prima come violinista poi come direttore d’orchestra.



Nel coro, diretto dal Maestro Massimo Fiocchi Malaspina, spiccano Elisabeth Breuer (Soprano), Caterina Piva (Mezzosoprano), Katleho Mokhoabane (Tenore) e Gabriel Park (Basso).

La Sinfonia numero 9 in Re minore per soli, coro e orchestra opera 125, è l’ultima composta da Ludwig van Beethoven. Fu scritta fra il 1822 e il 1824 e venne eseguita per la prima volta a Vienna duecento anni fa, il 7 maggio 1824.



Considerata uno dei capolavori della musica classica, la Nona comprende quattro movimenti. I primi tre esclusivamente strumentali e il quarto che include i solisti e il coro sui versi dell’ode “Alla gioia” di Friedrich Schiller.

Il celebre tema del finale, riadattato da Herbert von Karajan, è diventato dal 1985 l’Inno ufficiale dell’Unione europea, come simbolo di fratellanza universale. Nel 2001 lo spartito e il testo sono stati dichiarati “Memoria del mondo” dall’Unesco.

Alcune curiosità riguardano la prima esecuzione. All’epoca Vienna era considerata il cuore della musica europea. Beethoven aveva quasi sempre esordito nell’allora capitale dell’impero austriaco con le sue opere, ma per la Nona desiderava iniziare da Berlino, ritenendo che Vienna preferisse ormai gli autori italiani come Gioacchino Rossini.



Gli amici e finanziatori di Beethoven, però, insistettero perché la “première” della sinfonia si tenesse a Vienna. Fu addirittura lanciata una petizione, firmata da numerosi mecenati e personaggi di rilievo, grandi ammiratori del compositore tedesco.

Beethoven fu lusingato e alla fine acconsentì, ma una nuova discussione si aprì sulla scelta del luogo in cui eseguire l’opera. Nel programma originario, infatti, oltre alla Nona, era prevista quasi per intero anche un’altra opera di Beethoven, la “Missa Solemnis”. Una musica con una profonda ispirazione religiosa, inadatta ad un teatro.

Beethoven propose quindi la sala del Ridotto, un circolo privato, che venne ribattezzato nel mondo culturale viennese “il guscio di noce”.

Alla fine il compositore cedette alle pressioni di amici e ammiratori e accettò di tenere la prima della Nona in un teatro nel quale potessero convenire la nobilità e la corte. Uno spazio che potesse valorizzare la potenza della sinfonia. La scelta cadde sul Theater am Kärntnertor.

Il contralto Caroline Unger cantò in modo sublime e si racconta che nel finale abbia fatto voltare lo stesso Beethoven per guardare la folla entusiasta.

Da allora la Nona è stata eseguita migliaia di volte nel mondo ed è diventata una icona universale della musica.

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