Come sempre il meglio arriva in serata. Il concerto del primo maggio, al di là delle motivazioni sociali, sindacali e politiche è da sempre una passerella degna del Festival di Sanremo (e quest’anno moltissimi erano i gruppi e i solisti che hanno preso parte all’ultimo festival) dive ci si accapiglia per potersi esibire. Vincono sempre le case discografiche e i management più forti, ma questo è normale nel business della musica. Quest’anno poi lo si ricorderà per il ritorno, dopo anni, di un artista non italiano. Per molto tempo avevano fatto la comparsa a Roma i massimi nomi della scena rock mondiale, da Lou Reed a Elvis Costello, da Nick Cave a Robert Plant. Poi complice i problemi economici e i costi, sono spariti dal radar. Quest’anno è arrivato un pezzo da novanta, il leader degli scomparsi Oasis, Noel Gallagher. Autore di tutti i maggiori  successi della band inglese, ne era il chitarrista mentre l’incarico di cantante toccava al fratello Liam. Noel infatti non ha una gran voce e lo ha dimostrato anche ieri sera, con rese zoppicanti di classici come Wonderwall, imparagonabile a quella che eseguiva il fratello. La resa sonora è stata comunque più che ottima: il suo nuovo gruppo gli High Flying Birds infatti è un ottimo ensemble psichedelico e ha prodotto suoni fantastici, un milione di chilometri di distanza dal rock raspone e limitato dei gruppi che si erano esibiti prima, segno di come la musica rock sia una questione di cultura che hai nel sangue, come gli inglesi, e non solo il mettersi in mostra con una Fender e immancabili occhiali scuri da star che hanno indossato quasi tutti, anche quando diluviava.



ALL YOU NEED IS LOVE

Tra i big in serata anche Manuel Angelli, che si sta prendendo una pausa dal suo gruppo storico gli Afterhours, accompagnato dal violinista Rodrigo D’Erasmo. Anche lui una spanna sopra a tutti quelli che si sono esibiti, per bravura e carisma anche se in acustico. C’è stata una differenza però non solo musicale ieri sera. Se Agnelli ha dato vita ad alcuni monologhi tristissimi, della serie i sopravvissuti (“Sono passati 25 anni dalla morte di Kurt Cobain, la sua scomparsa ha significato la fine del sogno di un cambiamento”) e “abbiamo perso, siamo degli sconfitti”, Noel Gallagher è sembrato giungere da un altro pianeta. Per un tristissimo Manuel Agnelli l’ex Oasis ci ha regalato un attimo di arcobaleno colorato sotto alla pioggia. “Sarà un mondo meraviglioso” ha cantato in It’s a beautiful world concludendo con l’inno all’amore che i Beatles regalarono al mondo, All you need is love. Che differenza, non solo musicale. Perché un inglese è venuto qua a insegnarci che nonostante tutto la vita è bella? Hanno forse meno problemi di noi con il lavoro? Proprio no, loro hanno anche la Brexit. Il problema è che se la musica non serve a innalzare gli animi e dare un po’ di buone vibrazioni, allora è meglio non farne, di musica. Invece di pensarsi dei guru con il predicozzo pronto su tutto, Noel Gallagher si è messo al servizio della musica. La piazza era una distesa di ombrelli, ma ha resistito, sognando insieme all’ex Oasis un mondo migliore.

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