In un’intervista pubblicata ieri mattina sul Fatto Quotidiano, il presidente del Consiglio ha fatto il punto sulla trattativa tra il Governo italiano e Autostrade per l’Italia. Dell’intervista, che ha portato Atlantia a perdere più del 15% in borsa, si devono segnalare sia i toni che i contenuti. I “toni” sono poco istituzionali dato che la proposta di accordo presentata da Autostrade per l’Italia viene definita “imbarazzante”, mentre la famiglia Benetton viene accusata di aver preso in giro gli italiani. I contenuti sembrano invece mettere la pietra tombale su qualsiasi ipotesi di accordo. Infatti, Conte “dice e non dice” che l’unica opzione rimasta al Governo è la revoca della concessione e che non vede alcuno scenario in cui l’esecutivo posso essere “consocio” dei Benetton. A queste condizioni l’unica conclusione possibile è una lunga battaglia legale perché non sembrano esserci spazi per un accordo nonostante l’ennesima scadenza annunciata e non mantenuta dal Governo.
La proposta di accordo di Atlantia, maggiori investimenti e un taglio delle tariffe, è nota al Governo e viene discussa sui giornali da più di sei mesi. I termini della questione, in assenza di un giudizio della magistratura che non arriverà mai in tempi compatibili con le esigenze di qualsiasi esecutivo, sono gli stessi da almeno un anno e cioè dalle ultime novità fatte venire alla luce dalle indagini. In questi mesi i giornali hanno discusso con cadenza almeno settimanale ipotesi di accordo, sempre più o meno le stesse, e di cambio dell’azionariato della società con la discesa dei “Benetton”. L’ipotesi di una cessione delle quote di Atlantia in Autostrade per l’Italia è una falsa soluzione. Perché ci sia la cessione ci vuole un prezzo e perché ci sia un prezzo ci vuole un accordo tra Governo e società altrimenti la società è invendibile. La “concessione” non è una parte della società ma la società. Nessun compratore è in grado di fare un prezzo se non sa esattamente cosa ci sia nel contratto di concessione sia in termini di investimenti e rendimenti che di responsabilità. Se tra sei mesi cadesse un altro ponte di chi sarebbe la responsabilità? Dei nuovi compratori privati? Del manager statale che verrà chiamato a gestire la società? Nessun soggetto privato potrà mai comprare la concessione senza una “manleva”, uno “scudo penale” di qualche tipo in un Paese che manda in galera i manager dopo processi che sarebbero incomprensibili nel resto d’Europa.
A quasi due anni dal crollo del ponte, dopo due anni di ipotesi, dopo quasi un anno dalle proposte di accordo e dagli ultimi elementi usciti dalle indagini, il Governo si accorge che la proposta di Autostrade per l’Italia è imbarazzante e che non vuole essere consocio dei Benetton nonostante si discuta di un possibile ingresso di Cdp dall’autunno 2018. Nel frattempo, non si capisce chi, come e quando dovrebbe subentrare alla società nella gestione del principale network autostradale italiano.
Quest’ultimo dettaglio non è di poco conto perché significherebbe posticipare di trimestri sia i nuovi investimenti, per esempio la Gronda di Genova, sia le manutenzioni straordinarie. Noi non sappiamo se l’intervista di ieri sia un ultimo tentativo di alzare la posta, ne dubitiamo; in caso contrario l’intervista di ieri sembra, nei modi, nei contenuti, dopo che tutto è noto da tanti mesi, e con il Governo neanche lontanamente vicino a una soluzione industriale alternativa, una mossa politica per evitare che il Movimento 5 stelle debba “ingoiare” l’ennesimo compromesso. Dopo l’alleanza con il Pd, il Mes, e tutto il resto che hanno causato il dimezzamento dei voti e forse persino peggio a due mesi dalle regionali.
Il problema non è nemmeno che il Governo italiano abbia deciso di revocare la concessione. Il problema è che in due anni non ha costruito un’alternativa e che ha aspettato mesi e mesi per dirci che la proposta dei Benetton, già pubblica e pubblicata sulle presentazioni della società, fosse “imbarazzante”. Pazienza per il tempo perso e pazienza ancora di più per i trimestri che si perderanno da domani, pagati da un Paese in recessione nera con le code chilometriche in autostrada. Ma non è colpa dei “Benetton” o della concessione, sicuramente perdente per lo Stato italiano; questa volta è colpa del Governo che cerca lo scalpo elettorale da presentare a elettori arrabbiati e preoccupati a costo di tenere tutto fermo per tanto tempo. Svegliandosi di soprassalto come se questi due anni non fossero mai passati.