100 sì, 63 no e 2 astenuti: così il Senato l’altro giorno ha approvato il Decreto Infrazioni, che vuole neutralizzare ben quindici procedure sollevate dall’Ue contro l’Italia. Tra queste anche quella scaturita dalla mancata riforma delle concessioni per i balneari, ossia la non applicazione della direttiva Bolkestein. Le nuove norme prevedono, in sintesi, il termine al 2027 per le concessioni balneari (le nuove procedure di affidamento dovranno essere chiuse entro il 30 giugno 2027) e stabiliscono nuove regole di affidamento e indennizzo per i concessionari uscenti.
Ed è immediatamente scoppiata la polemica, con i balneari già pronti alla mobilitazione e l’opposizione che s’infuria per l’ennesimo voto di fiducia posto dal Governo. Un testo diffuso ieri da tutti i sindacati balneari accusa il decreto, “che non affronta la questione della scarsità della risorsa (cioè le coste, ndr), presupposto per la corretta applicazione della Bolkestein”. I balneari sostengono poi l'”irrisorio valore dell’indennizzo previsto calcolato sugli investimenti degli ultimi 5 anni, segnati dal Covid e dall’incertezza sulla durata delle concessioni. Un provvedimento che non ha visto il coinvolgimento della categoria e delle amministrazioni locali. Ed è sconcertante l’esclusione dalla Bolkestein solo dei circoli sportivi, non anche di coloro che dalla concessione ricavano il reddito esclusivo per la propria famiglia”.
La realtà è che le nuove norme sono state oggetto di una delicata trattativa tra Governo italiano e Commissione Ue. Sulla norma salva-circoli, va precisato che riguarda le società e le associazioni sportive che svolgono queste attività in via stabile e principale, iscritte al registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, che perseguono esclusivamente finalità sociali e ricreative e a condizione che usino il demanio marittimo non per attività economiche. Una formula che consente sì la presenza nei circoli di punti di ristoro, ma subordina l’esclusione all’obbligo che l’attività prevalente resti quella sportiva. È un intervento che di fatto salva circa 1.500 circoli sportivi sorti sulle sponde di fiumi, laghi e mari. Per quanto riguarda i criteri di indennizzo per i concessionari uscenti, a carico del nuovo concessionario, dovranno essere pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, compresi quelli realizzati dopo calamità, purché debitamente dichiarati. Le regole per stabilire l’equa remunerazione sono demandati a un decreto del Mit, di concerto col Mef, da adottare entro il 31 marzo 2025.
“La maggioranza – riporta Mondobalneare, l’house organ della categoria – difende il suo operato, nonostante abbia palesemente tradito gli impegni di salvare i gestori storici dalle gare, mentre l’opposizione attacca sui tanti punti deboli del provvedimento. Nell’aula di Palazzo Madama, prima dell’approvazione definitiva con fiducia, si sono scatenati i commenti delle forze politiche”.
L’intervento più eclatante è stato quello del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega): “Tutti i partiti italiani, di maggioranza e opposizione, dovrebbero costituire una lobby sana e andare in Europa a chiedere di cambiare la direttiva Bolkestein. Perché tutti quanti avevano condiviso la cosiddetta legge Centinaio nel 2018, tutti quanti in campagna elettorale hanno detto ai balneari che si sarebbero occupati di loro. Ora bisogna dimostrare che non abbiamo parlato a vuoto. Di sicuro, la Lega su questo è sempre stata coerente. Questo provvedimento è positivo per il Paese, perché migliora ulteriormente i rapporti tra Italia e Unione europea. Riduciamo il numero delle infrazioni, armonizziamo le normative, tuteliamo i lavoratori stagionali, aumentiamo il numero degli operatori nel settore della giustizia, paghiamo meno multe e quindi risparmiamo. Di fronte a tutto questo, non capiamo le critiche delle opposizioni”.
Opposizioni che non hanno risparmiato critiche durissime. Tatjana Rojc (Pd) è esplosa: “Avete mentito e avete illuso prima di tutto i tanti operatori e le nostre amministrazioni comunali, facendo credere che si potesse uscire dalla legge Bolkestein. Questo decreto, che in diversi aspetti possiamo anche condividere, proietta la grande illusione della Bolkestein, che è un aspetto politico rilevante per il nostro Paese fatto di mari, coste, spiagge e turismo. La maggioranza dei Comuni costieri italiani non ha il piano delle coste e con questo provvedimento sono lasciati al loro destino migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori balneari da nord a sud dell’Italia, soggetti che con fatica avevano effettuato una transizione verso forme di impresa vere, strutturate, a favore di gruppi finanziari che non vedono l’ora di mettere le mani sulle concessioni. Occorrevano criteri seri e rigorosi che tenessero conto delle specificità delle coste italiane e delle diversità dei territori. Criteri omogenei, ma frutto di un confronto serio con il resto del Paese, con le Regioni e con i Comuni. Dalle promesse ai tristi risultati c’è proprio passato il mare, ma sotto forma di uno tsunami, che si abbatterà sul lavoro e sul sacrificio di 7 mila imprese e di circa 60 mila lavoratori. Il Partito democratico sarà ovviamente e convintamente dall’altra parte”.
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