Povero Fitto, da mesi in ballo per uno scranno di peso nel nuovo governo europeo, e adesso finito a dover mediare tra Italia e Unione sull’annosa questione dei balneari. Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, non si tira indietro, e si è messo a tentare di sciogliere la matassa rifilatagli dalla premier, in questi giorni frenetici decisivi per la sua nomina a commissario europeo. Decisivi lo sono comunque anche per le concessioni demaniali: Fitto è chiamato alla mission impossible di trovare una soluzione alla questione del rinnovo dei titoli in scadenza a fine anno.



Si tratta di non far perdere definitivamente la faccia al Governo (che s’era speso, come i precedenti, nell’accogliere i desiderata degli imprenditori balneari), accogliendo però le direttive europee, praticamente ormai dei diktat, che se non ottemperati apriranno la strada all’onerosa procedura d’infrazione già annunciata da Bruxelles.



Si mormora anche di una proposta indecente: l’istituzione in Italia delle gare per le concessioni, come previsto dalla direttiva Bolkestein, in cambio della garanzia di un posto di primo piano a un suo membro del governo. Ma potrebbero essere solo rumors messi in giro ad arte. “Il governo vuole approvare le nuove norme entro settembre – sostiene Mondobalneare, l’house organ di settore – e il tempo stringe. Il ddl sui balneari non era all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di ieri: è probabile che confluirà nel ddl infrazioni previsto per la prossima settimana. Il governo sta lavorando su alcuni correttivi richiesti da Bruxelles, che riguardano la proroga e i paletti a favore degli attuali concessionari”.



La bozza di legge redatta nei giorni scorsi da Palazzo Chigi sembrava già andare nella direzione della Bolkestein, prevedendo le gare, ma per Bruxelles era ancora troppo favorevole agli attuali concessionari. “Il principale aspetto critico riguardava il rinnovo automatico delle concessioni da uno a cinque anni, a seconda della percentuale regionale di occupazione delle coste: ancora proroghe, insomma, una misura notoriamente proibita dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria, che perciò non potrà restare in piedi. Fitto e Meloni non possono essere così ingenui da non saperlo, ma potrebbe trattarsi di un espediente per dimostrare ai balneari di averle provate tutte, per dare loro ancora qualche anno, per poi addossare alla Commissione Ue la colpa della bocciatura della norma”.

Resta comunque aperta la questione indennizzi, basati sul valore aziendale dello stabilimento a gara, che nella bozza circolata sarebbero regolamentati in modo molto favorevole per i gestori uscenti. Troppo favorevole, per i tecnici europei. “La direttiva Bolkestein impone le gare con totale parità di condizioni di partenza; perciò, ogni forma di favoritismo per gli attuali concessionari è vista come illegittima”.

“La Commissione ha analizzato la risposta delle autorità italiane del 16 gennaio 2024 al parere motivato della Commissione del 16 novembre 2023 nel contesto della procedura di infrazione sulle concessioni balneari. I servizi della Commissione sono in dialogo con le autorità italiane per individuare una soluzione”, ha dichiarato una portavoce UE. La procedura di infrazione è sempre più vicina, ma se il governo Meloni approverà la legge, tutto potrebbe risolversi entro la fine dell’anno. È noto che il governo punterebbe ad approvare le norme entro settembre, per evitare di lasciare campo aperto alle iniziative diverse dei Comuni costieri (molti hanno già indetto le gare) e far perdurare nell’incertezza un settore costituito perlopiù da piccole imprese familiari.

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