LA SENTENZA DELLA CORTE UE CONTRO L’ITALIA SULLE CONCESSIONI BALNEARI
Sul tema caldissimo delle concessioni balneari era attesa da settimane la sentenza della Corte di Giustizia Ue e il risultato non sorride certo per il Governo Meloni: «Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». La decisione arriva in merito alla vertenza che coinvolge l’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato (Agcm), l’Antitrust e il comune di Ginosa (Taranto): «I giudici nazionali e le autorità amministrative italiane sono tenuti ad applicare le norme pertinenti del diritto europeo, disapplicando le disposizioni nazionali non conformi», recita ancora la sentenza della Corte di Giustizia Ue.
Tematica ricorrente da tempo in Italia che ha attraversato moltissimi Governi che si sono succeduti sempre “rinviando” il recepimento della direttiva Bolkestein (direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE relativa ai ai servizi nel mercato europeo comune): ora la Commissione Ue mette alle strette il nostro Paese dopo l’ultimo rinvio giunto nei primi mesi del Governo Meloni. La vicenda giunta in Corte Ue nasce in realtà nel 2018 quando il Governo Conte-1 ha prorogato le concessioni balneari fino alla fine del 2033: qui il Comune di Ginosa, nel 2020, ha rinnovato le concessioni balneari sul suo territorio. L’Agcm è intervenuto chiedendo al Comune di metterle a gara ma visto che il Comune non si è adeguato, allora l’autorità ha fatto ricorso al Tar della Puglia, rinviando poi il tutto alla Corte di Giustizia Ue (proprio per verificare l’ambito di applicazione della direttiva 2006/13 sul mercato interno, nota come Bolkestein).
CORTE UE: “APPLICARE DIRETTIVA BOLKESTEIN SU CONCESSIONI BALNEARI”. ORA COSA SUCCEDE
La decisione dei giudizi Ue ora punta a far applicare la direttiva Bolkestein a tutto il Paese, ribadendo quanto da tempo “suggerito” ai Governi italiani in merito alla liberalizzazione delle concessioni balneari: «la direttiva si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo». Non solo, specifica la sentenza, «il diritto dell’Ue non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del Comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati».
Vi è per tutti gli Stati membri, chiarisce in ultima analisi la Corte di Giustizia Ue, l’obbligo di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i candidati potenziali oltre al «divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva. Poiché tali disposizioni sono produttive di effetti diretti, i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicarle, e anche a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi». Come ribadito ancora giorni fa dalla Commissione Ue, la direttiva Bolkestein deve essere recepita al più presto dall’Italia, «deve essere risolta urgentemente». Fonti Ue riferiscono che la stessa Bruxelles è pronta a inviare un parere motivato con la richiesta all’Italia di «conformarsi entro due mesi». La replica diretta era giunta dalla Premier Meloni la quale si è «impegnata a presentare all’Ue proposte molto rapidamente».