Oggi si riunisce il nuovo tavolo interministeriale con le associazioni di rappresentanza dei balneari. Il tema è sempre il nodo delle nuove regole sulle concessioni demaniali, sulle quali l’Unione europea è in pressing a tutto campo sull’Italia. Nel frattempo, però, il Consiglio di Stato ha sospeso il decreto ministeriale che aveva stabilito il maxi aumento (+25%) sui canoni delle concessioni balneari, stabilito nel dicembre scorso dal ministero delle Infrastrutture, ritenendo fondato il sospetto di illegittimità. Sarebbe stato l’incremento più alto sui canoni demaniali marittimi mai avvenuto: nel corso degli anni, i canoni balneari sono stati adeguati agli indici Istat sull’inflazione. Per il 2023, invece, l’aumento è stato calcolato facendo la media sul paniere Istat tra i prezzi all’ingrosso (+40%) e i prezzi al dettaglio (+9%) del 2022, portando a una storica impennata del 25%. Ma adesso il CdS ha accolto il ricorso proposto da un concessionario demaniale di Rosolina Mare (Rovigo), sospendendo il decreto ministeriale.
“Abbiamo accolto con grande favore l’ordinanza del Consiglio di Stato che di fatto ha decretato illegittimo il decreto 321 del 30 dicembre scorso – ci dice Alessandro Berton, presidente di Unionmare Veneto, la più importante associazione per la tutela e lo sviluppo del settore balenare della Regione Veneto aderente al Sib Confcommercio -. Già a suo tempo avevamo sottolineato l’inopportunità di questa accelerazione, un aumento così importante che finiva di fatto per penalizzare il Veneto, un territorio virtuoso dove da tempo i canoni demaniali minimi non sono presenti e già vengono indicizzati su quella che è la dimensione in metri quadrati delle concessioni. Più volte in questi mesi abbiamo ribadito come il tema della questione balneare debba essere affrontato in una riorganizzazione organica del settore e non con degli scatti in avanti com’è stato appunto il caso del decreto di dicembre. Un plauso al collega di Rosolina promotore di questa iniziativa, che in qualche modo ha accolto la denuncia che anche Unionmare Veneto ha fatto dal primo istante, ovvero lamentare che questo aumento avrebbe finito per penalizzare alcuni territori, e il Veneto in particolare, essendo la regione che più contribuisce al versamento dei canoni demaniali rispetto ad altri territori costieri italiani”.
Insomma, l’aumento super sarebbe andato a penalizzare proprio chi già pagava di più. “L’aumento per il momento è stato sospeso – continua Berton – , e il provvedimento riguarda solo l’azienda che ha presentato questo ricorso. Proprio per questo già la settimana scorsa ci siamo confrontati al nostro interno, supportati anche dal nostro team legale. Abbiamo già preso contatto anche con l’agenzia del demanio proprio per avviare un’azione collettiva per far sì che tutti i concessionari che afferiscono al nostro sistema possano nei prossimi giorni presentare un ricorso pluralistico e collettivo. Ricordo che il Veneto è la regione che paga di più dal punto di vista dei canoni demaniali. Andiamo dalla situazione più importante della Bibione Spiagge, con oltre 600 mila euro di canone annuo, che avrebbero quindi avuto un incremento di 150 mila euro, ma ci sono anche i 300 mila euro di Caorle, i 250 mila euro del Lido di Venezia, solo per fare alcuni esempi. Il nostro tessuto imprenditoriale balneare è composto principalmente da maxi concessionari, che quindi pagano molti soldi. Questo aumento sarebbe stato dannoso anche perché le aziende, in una stagione così difficile come si sta dimostrando quella corrente, avevano fatto un grande sforzo per assorbire l’aumento dei costi per fare in modo che non si ripercuotessero sull’utente finale. I prezzi per la stagione 2023, infatti, non hanno subito aumenti, proprio per far fronte a questa situazione”.
“Stiamo indubbiamente vivendo una stagione molto difficile – conclude Berton -, il mese di giugno si è chiuso in maniera abbastanza generalizzata con il segno meno un po’ in tutta Italia, anche qui in Veneto. Sicuramente non siamo stati fortunati con le condizioni metereologiche. Confidiamo adesso che i due mesi centrali dell’estate e settembre ci possano permettere di ripartire e ottenere risultati in linea con le stagioni precedenti. Ricordiamo che la performance turistica non è solo una questione imprenditoriale, ma anche legata alle importanti ricadute sociali e occupazionali che questa forma di economia sviluppa nel territorio. Viviamo quindi un momento non semplice, ma continuiamo a guardare avanti con ottimismo anche se la situazione generale continua ad essere molto critica”.
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