Com’era diventato evidente negli ultimi giorni, l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva non ha trattato affatto la questione balneari. “È ormai evidente che il Governo non è in grado di gestire il problema delle concessioni balneari” sostiene Antonio Capacchione, presidente del Sib-Confcommercio, attraverso MondoBalneare, l’house organ della categoria. E così la serrata degli ombrelloni (due ore di ritardo, dalle 7.30 alle 9.30, nell’attivazione dei servizi a mare) che l’associazione ha indetto insieme a Fiba-Confesercenti per domani (venerdì 9 agosto) è stata confermata, non solo: la protesta è destinata alle repliche, il 19 agosto per quattro ore e il 29 agosto per sei od otto ore.
La guerra dei balneari è insomma dichiarata. La legge 118/2022 del Governo Draghi aveva imposto di riassegnare le concessioni entro il prossimo 31 dicembre attraverso bandi pubblici. “Quando era ai banchi dell’opposizione, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni tuonava contro la norma – riporta MondoBalneare – e prometteva che avrebbe salvato i balneari dalle gare; mentre da quando si trova a capo del Governo non ha fatto nulla di concreto. Nemmeno approvare il decreto attuativo previsto da Draghi per stabilire delle regole nazionali sui bandi. Il risultato è che gli enti locali sono in difficoltà e i balneari sono sempre più arrabbiati. La scadenza è infatti sempre più vicina e in assenza di una norma statale, Comuni e Regioni stanno procedendo al buio e ognuno per la sua strada”.
Con l’inerzia del Governo, le gare di fatto sono già avvenute in diverse località balneari e molte altre seguiranno nelle prossime settimane, al contrario di ciò che aveva promesso la Premier. “Meloni ci ha promesso qualcosa che non ha saputo mantenere – dice Capacchione -. Oltretutto, non ha avuto nemmeno l’umiltà e la serietà di ammetterlo. Se la Premier non è in grado di arrivare a una soluzione diversa, sarebbe opportuno portare a compimento la legge di Draghi. Invece non ha fatto nemmeno questo”.
I balneari, dunque, da lobby potente qual erano, oggi si riscoprono di fatto scaricati. Il tutto mentre l’Autorità garante della concorrenza ha avviato procedimenti nei confronti dei Comuni costieri che, alla fine del 2023, hanno prorogato le concessioni demaniali al 31 dicembre 2024. Le motivazioni addotte dai Comuni sono varie, tra cui l’assenza di criteri stabiliti dal Governo da inserire nei bandi di gara e la necessità di una ricognizione delle concessioni esistenti prima di avviare nuove procedure di affidamento. E proprio per tali criticità, la maggior parte dei Comuni ha ritenuto applicabile l’articolo 3, comma 3, della legge 118/2022, che consente di prorogare le concessioni in presenza di “ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva”. Il caos, insomma, è garantito.
Ultimo tassello: dopo la risposta dell’Italia a gennaio sull’ultimatum Ue per l’applicazione della direttiva Bolkestein (che sosteneva la non applicazione della stessa, in quanto le coste italiane non sarebbero un bene contingentato), la Commissione europea informa di essere contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni. Certo è che, nel quadro della procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia, il parere motivato spedito a Roma a novembre, va ritenuto “l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue”.
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