Poteva un decretone-contenitore, tipicamente made in Italy, chiamato Milleproroghe, trascurare la madre di tutte le proroghe, quella riguardante le spiagge? In realtà, sembrava di sì, visto che la legge sulla concorrenza licenziata dal Governo Draghi, la demonizzata direttiva europea Bolkestein, i numerosi richiami delle Commissione Ue, la procedura d’infrazione, e soprattutto la pronuncia del Consiglio di Stato, avevano stabilito che entro il 31 dicembre 2023 tutte le attuali concessioni demaniali riguardanti spiagge e litorali (circa 30 mila, ma nonostante tutto un numero preciso ancora non c’è) dovessero essere azzerate e riaggiudicate secondo gara già dal primo gennaio 2024.



E invece nel Milleproroghe sta per finire un emendamento (prima firma quella della senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni) che prevede che “le concessioni continuino ad avere efficacia fino all’approvazione della legge di riforma della relativa disciplina”. Ma risultano anche altri due emendamenti simili firmati da Ronzulli-Gasparri (Forza Italia) che invitano a prorogare la scadenza di un paio d’anni. E c’è anche quell’altro emendamento, firmato dal senatore leghista Gianmarco Centinaio (ex ministro al Turismo), che domanda la proroga per lasciare il tempo al Governo di varare una riforma complessiva.



Si vedrà se il Governo accoglierà gli emendamenti, ma i bookmaker non accettano nemmeno scommesse… Così, di proroga in proroga, ormai si sta perdendo il conto. “Bisogna fare chiarezza: si stanno riportando solo le enfasi di chi sostiene che venga richiesto all’Europa di salvare i balneari italiani, per definizione indisciplinati”, sbotta Alessandro Berton (imprenditore turistico e presidente di Unionmare Confturismo Veneto, la corrispondente regionale del Sindacato italiano balneari), a Roma per un direttivo nazionale, dopo una notte passata in costante collegamento con le istituzioni, a vari livelli.



Allora, secondo lei non è solo un’ennesima proroga, presidente?

L’approccio che ho sempre adottato su questo tema, una posizione non tanto mia quanto del territorio che rappresento, il Veneto, è stato quello di un territorio produttivo, che da subito ha cercato di tradurre questo momento di grande difficoltà in un’opportunità evolutiva per la propria offerta ma anche per l’intero comparto turistico.

Cioè?

Abbiamo messo in atto azioni concrete, di sinergia pubblico-privato, utilizzando la legge 33, per la richiesta di nuove concessioni demaniali agli investimenti che potessero migliorare le strutture turistico balneari, garantire un titolo certo sul quale costruire una pianificazione pluriennale aziendale, ma soprattutto anche realizzare opere pubbliche condivise con gli enti locali, mirate alla riqualificazione territoriale.

Il Veneto s’è mosso per tempo, forse voi di un’altra proroga non avreste avuto bisogno?

Partendo dall’approccio che il Veneto ha sempre avuto nei confronti di questi temi, posso dire che qualsiasi proroga che dovesse arrivare la considereremo assolutamente positiva, perché ci darà ulteriore tempo per continuare in quell’attività di preparazione delle aziende ad affrontare i percorsi di evidenza pubblica.

Mi perdoni, presidente: sta dicendo che la proroga va bene, ma che sapete che comunque prima o poi le gare dovranno pur svolgersi?

Noi abbiamo compreso per primi l’ineludibilità di questo percorso, non abbiamo mai voluto fare gli struzzi, come si è tentato di fare da altre parti, abbiamo da tempo iniziato a strutturare le aziende, a certificarle, a metterle in condizione di trovarsi pronte ad affrontare le gare e i percorsi di evidenza pubblica, quando sarebbe stato inevitabile.

Quindi, in realtà le imprese balneari del Veneto sarebbero pronte, così come avrebbero potuto essere anche quelle delle altre regioni, se si fossero mosse in anticipo. Perché tentare una nuova proroga?

Per dare il tempo alle aziende più piccole, alle realtà che ancora hanno un gap imprenditoriale, anche a livello culturale, e hanno bisogno di accettare ed elaborare questo cambiamento, e per comprendere soprattutto quali potrebbero essere le nuove, grandi opportunità, concedere più tempo è una cosa positiva.

L’emendamento insomma sembra accogliere le vostre istanze?

Eravamo certi che il Governo di centrodestra, che si è sempre dimostrato vicino alle imprese, avrebbe dimostrato questa sensibilità anche nei confronti del nostro comparto e in questa occasione. Accogliamo con favore il segnale, l’iniziativa già proposta dal senatore Gasparri, e gli emendamenti presentati dalla senatrice Mennuni, come anche giudichiamo opportuna la proposta del ministro Salvini di avviare un tavolo di confronto presso il ministero dei Trasporti, dove aggregare le categorie. Sono molti gli spunti positivi delle recenti azioni politiche, che dimostrano come la questione delle concessioni sia importante: senza le spiagge non può esistere fenomeno turistico, in Veneto come nel resto d’Italia. Il Governo sta dando quindi la giusta attenzione al nostro comparto.

Da parte vostra, come utilizzerete il tempo prorogato?

Dobbiamo tenere sempre gli occhi sull’obiettivo, e prepararci a essere pronti ad affrontare i nuovi percorsi di evidenza pubblica. Vogliamo che tutti i concessionari, che da anni hanno investito nelle loro attività, che insistono sì su suolo pubblico, ma che restano sempre attività private, possano competere e riuscire a riaggiudicarsi i permessi, e continuare a portare avanti le loro attività, che sono fondamentali per la mia regione, per il mio Paese e per l’economia dei territori.

(Alberto Beggiolini)

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