Jonathan Bazzi: la difficile infanzia a Rozzano
Lo scrittore Jonathan Bazzi, classe 1985, è cresciuto nella periferia sud di Milano, a Rozzano. Ha debuttato nel 2019 con “Febbre”, in cui racconta la sua infanzia vissuta fra difficoltà familiari e case popolari, fino alla scoperta della sieropositività. “Sono cresciuto a Rozzano, cap 20089, un paese piccolo ma neanche poi tanto, all’estrema periferia sud di Milano, costruito in mezzo alla campagna che costeggia il Naviglio, in direzione Pavia. Buccinasco, Corsico, Assago, Rozzano: posti da cui vengono un sacco di rapper, le baby gang, le infiltrazioni mafiose. Poco meno di 43mila abitanti a Rozzano, stretti a ridosso della tangenziale Ovest. Il Bronx del nord: il paese dei tossici, degli operai, degli spacciatori. I tamarri, i delinquenti, la gente seguita dagli assistenti sociali. È vero o è falso?”, si legge all’inizio del suo romanzo autobiografico.
Concetta e Roberto, genitori di Jonathan Bazzi
Il suo primo romanzo “Febbre” è dedicato ai “bambini invisibili”, coloro che sono “cresciuti senza figure affettive che si sono prese cura di loro, ma anche tutti quei bambini che non vengono visti nella loro qualità di bambini e sono costretti a subire circostanze e situazioni tipiche dell’età adulta. Io sono stato uno di loro”, ha confessato Jonathan Bazzi a Open Online.
Lo scrittore si definisce “figlio di un progetto sbagliato”, i suoi genitori Concetta e Roberto si sono sposati giovanissimi e si sono subito lasciati. Lo scrittore, infatti, è cresciuto con la madre Concetta e la sorella minore. A 14 anni, quando sua madre iniziò a lavorare come donna delle pulizie, Jonathan andò a vivere con i nonni materni. “Per anni mi sono vergognato di casa mia, e le volte che qualcuno mi riaccompagnava a casa mi facevo lasciare nella zona delle villette. Non volevo che scoprissero che abitavo nelle case dell’Aler, troppo identificative di povertà”, ha racconto al Corriere della Sera.