Nella giornata di giovedì 31 ottobre 2024, è terminata la possibilità di aderire al concordato preventivo biennale. L’obiettivo del Governo è di favorire uno strumento win to win: l’erario si aspetta un gettito fiscale maggiore e quanto meno “certo”, mentre i contribuenti possono avere meno controlli fiscali e pagare una percentuale di tasse più agevolata.



I numeri di adesione al CPB non sono stati molti elevati, ad averli rilevati è Sky Tg24 trasmesso proprio nella giornata di ieri. Tra i commercialisti c’è stata anche una grossa delusione, visto che avevano richiesto una proroga per avere più tempo per studiare la normativa.

Concordato preventivo biennale controlli

Il concordato preventivo biennale è anche una manovra – del Fisco – per aumentare i controlli verso quelle categorie sulla quale non ci sono accertamenti (o comunque una minima parte rispetto ad altre attività economiche).



Nel mese di giugno di quest’anno la Corte dei Conti ha fatto emergere un dato importante: nel 2024 i controlli sono cresciuti – seppur di poco – ma sempre al di sotto della soglia del 5%.

Tra i lavoratori più controllati – ma sempre con numeri inferiori – ci sono idraulici, elettrici e soltanto dopo agenti immobiliari, studi di analisi, studi medici e commercianti.

In diverse occasioni anche il Viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha confermato l’impossibilità di controllare tutte le attività lavorative proprio perché manca l’operatività proporzionata agli addetti ai lavori (e da qui nasce il problema dell’evasione fiscale).



Sulle stime di chi ha aderito parla l’Associazione Nazionale dei commercialisti (che stima tra il 10% e il 15% di autonomi aderenti al CPB) e il Confartigianato che ha supposto tra il 18% e il 23% delle imprese, per un numero equivalente a 150.000 e 200.000 (c’è chi stima azzardosamente anche 500mila).

Chi può trarne un vantaggio?

Il vantaggio del concordato preventivo biennale può convenire a chi non vuol essere sottoposto o rischiare controlli eccessivi e continui, alle partite IVA che vorrebbero far risultare in modo lecito i ricavi mai dichiarati tra l’anno 2018 e il 2022 e chi è quasi sicuro di poter guadagnare di più rispetto agli anni passati.

Dopo l’approvazione ufficiale del CPB tra i commercialisti si è scatenato un vero caos. Fino al 7 novembre i professionisti del settore hanno previsto uno sciopero per far rivalere i propri diritti per il mancato rispetto delle condizioni deontologiche e professionali in assenza della proroga desiderata fino all’ultimo.