Il Governo è sempre più intenzionato ad invogliare a coinvolgere le partita IVA al concordato preventivo. Per farlo ha studiato una soluzione inerente alla flat tax: minori aliquote fiscali per chi si accorda per un maggior reddito.
L’obiettivo è di rendere più appetibile il concordato preventivo biennale. E l’unico modo – almeno per ora – è ridurre le tasse e graduare il limite delle imposte. I correttivi saranno sottoposti al controllo e agli accertamenti da parte delle commissioni Finanze di Camera e Senato.
Concordato preventivo basato sulle pagelle
L’idea del Governo è quella di premiare i contribuenti più virtuosi. Il concordato preventivo si basa sui punteggi ottenuti dall’ISA. Più elevato è il voto migliore sarà la tassazione fiscale (ovvero una percentuale più bassa).
Portando l’esempio concreto: le partita IVA in concordato preventivo con punteggio non inferiore a 8 potranno pagare fino al 10%, per chi ha un voto tra il 6 e l’8 il 12% e infine chi ha conseguito un voto sotto al 6 pagherà fino al 15%.
La Commissione delle Finanze composta da Marco Osnato (FdI) alla Camera e da Massimo Garavaglia (Lega) al Senato è d’accordo su questa soluzione tanto da spingere ad approvarla.
Rapportando la flat tax all’adesione al concordato e al punteggio ottenuto è possibile creare un buon rapporto (arricchito di fiducia e stabilizzazione) tra Governo e contribuente.
Un conto salato
Per gli imprenditori che non aderiscono al concordato preventivo il rischio è quello di pagare 8 volte di più le tasse da versare all’Erario. Questa conseguenza è dettata dalla mancanza di fiducia e affidabilità che il fisco potrebbe avere nei confronti dei suoi concittadini.
Salvatore Regalbuto, consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla fiscalità, spiega:
«La tassa piatta incrementale può consentire di aderire al concordato anche a chi riceve proposte con redditi concordatari consistenti, come accade in particolare ai contribuenti meno “affidabili” fiscalmente, mitigando così gli esiti degli Isa che, per loro natura, essendo basati su elaborazioni statistiche di larga scala, talvolta non colgono pienamente le peculiarità dell’attività del contribuente».