Grazie al concordato preventivo biennale è possibile far arrivare qualche miliardo di euro in più sulla Legge di Bilancio. E questo gioverebbe le tasche e gli impegni del Governo che è sempre più preso alla caccia alle risorse finanziarie.

Nel frattempo in Parlamento si lavora sul decreto Omnibus e sulla sanatoria fiscale che mira a garantire un gettito finanziario superiore rispetto a quanto ottenuto fino ad oggi. L’accordo tra le P.IVA e fisco naturalmente comporterà dei vantaggi personali ed economici.



Concordato preventivo biennale: quanto guadagna lo Stato?

Il concordato preventivo biennale – se le stime sono esatte – mirerà all’incremento del gettito fiscale. A ipotizzarlo è lo stesso ministero dell’Economia che sa bene quanto l’evasione fiscale incida nel suo complesso (si pensa che il 70% degli autonomi evada).



Chi accetta di aderire al concordato (che varrà due anni) pagherà le tasse presunte godendo di alcuni benefit: una flat tax per il reddito in eccesso e meno controlli durante l’anno di imposta fiscale. Uno dei grossi problemi di oggi riguarda i redditi omessi negli anni. Per questo il Governo sta pensando di garantire il ravvedimento fiscale per il fatturato mai dichiarato tra il 2018 e il 2022 con l’applicazione di una percentuale più generosa (tra il 10% e il 15%),

I vantaggi del concordato

Aderendo al concordato preventivo biennale si pagheranno più tasse ma comunque una cifra molto più bassa rispetto ai contribuenti che invece hanno pagato dichiarando il fatturato fin da subito. A fronte di queste ipotesi il dubbio è che il Governo stia introducendo una sorta di condono, che come da vocabolario Treccani il suo significato è palese:



Forma di transazione con cui lo Stato decide di risolvere, mediante provvedimenti eccezionali, le pendenze tra i contribuenti e il fisco relative ad anni precedenti.

Supporre quanto lo Stato possa guadagnarci è complesso, anzi, impossibile. Per determinarlo occorrerebbe sapere quante partita IVA aderirebbero alla misura. Si stima tuttavia, che potrebbero esserci degli introiti tra i due e i tre miliardi di euro.