Il PNRR ha riformato il sistema della giustizia tributaria. Questo prevede anche la sostituzione dei giudici onorari con magistrati tributari a tempo pieno. Il concorso per giudici tributari, tuttavia, è più restrittivo del precedente. L’articolo 4-bis della misura approvata dal governo preclude infatti la possibilità di svolgere la professione ai laureati in economia. La posizione è riservata solamente a chi ha conseguito il “diploma di laurea in giurisprudenza, al termine di un corso universitario di durata non inferiore a quattro anni”.



La nomina a magistrato tributario sarà possibile dunque soltanto per i laureati in giurisprudenza. La misura ha scatenato le proteste dei laureati in economia e dei commercialisti, che hanno fatto sentire la propria voce attraverso Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio Nazionale dei commercialisti. A Il Messaggero, il presidente ha spiegato: “Questa riserva ci ha lasciato perplessi, perché fa venire meno delle competenze tecniche e distintive di cui nel giudizio tributario c’è bisogno”. Per de Nuccio si tratta di una “discriminazione ingiustificata contro i laureati in economia”.



La protesta dei commercialisti

L’apertura del concorso a giudici tributari solamente ai laureati in giurisprudenza ha scatenato le proteste dei commercialisti, che hanno spiegato come contabilità aziendale e bilancio spesso non siano previsti nei programmi di giurisprudenza mentre servano per poter svolgere al meglio il lavoro. Inoltre, il concorso propedeutico all’iscrizione nell’albo dei dottori commercialisti, riguarda proprio conoscenze acquisite in comune con quelle per la nomina di magistrato tributario, come la ragioneria, la revisione aziendale e la finanza aziendale.

“Questo evidenzia che i soggetti che hanno conseguito i predetti diplomi di laurea hanno piena legittimazione a rientrare nel novero dei soggetti ammessi al concorso” ha concluso de Nuccio. Da parte del presidente c’è stato inoltre l’invio di una lettera al ministro dell’Economia Daniele Franco a quello della Giustizia Marta Cartabia così come a tutti i presidenti di Commissione interessati dal provvedimento.