Il decreto scuola rischia di diventare un nuovo terreno di scontro all’interno della maggioranza di governo, che è spaccata in particolare sul tema del concorso. Ieri tre ore di vertice a Palazzo Chigi sono terminate con un nulla di fatto, aggiornandosi a una nuova riunione. Toccherà al premier Giuseppe Conte il ruolo di mediatore fra i vari partiti che compongono la sua maggioranza, nella quale sulla scuola si rischia davvero il ‘muro contro muro’.



L’accordo sul nodo del concorso e sulla norma del decreto scuola che dovrà tornare in Parlamento lunedì va d’altronde trovato in tempi stretti, ma ieri sera i toni sono stati molto accesi e le posizioni assai distanti.

Sul concorso straordinario per circa 25 mila cattedre, dedicato ai precari che insegnano da più di tre anni, sembrano essersi creati due opposti schieramenti all’interno della maggioranza: M5s e Italia Viva da una parte, Pd e LeU dall’altra. I 5 Stelle – a partire dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina – e i renziani vogliono lo svolgimento delle prove come era stato previsto, salvo impennate dei contagi; Pd e LeU vogliono invece un concorso per soli titoli, a causa dell’emergenza Coronavirus e la possibile difficoltà nel fare svolgere i concorsi.



CONCORSO SCUOLA: MAGGIORANZA SPACCATA, SINDACATI IN ALLARME

Le fonti interne ai partiti fanno filtrare ai media i problemi sulla scuola e le difficoltà nella maggioranza sul concorso per la scuola: da parte dem infatti si fa capire che un concorso con le prove “resta molto difficile da prevedere”, mentre sulla sponda del Movimento 5 Stelle ecco che si ribadisce il no alle graduatorie per titoli. Si punta dunque a un accordo, che per i grillini sarebbe possibile tramite un concorso che garantisca il merito.

Nel mezzo, spettatori molto interessati, restano loro, i docenti precari che sperano finalmente di ottenere una cattedra di ruolo: “Sono troppe le chiacchiere distorte – ha commentato per il TgCom24 Maddalena Gissi, leader della Cisl scuola – noi vogliamo premiare il merito di chi da anni ci mette in condizione di aprire le scuole, il merito di chi insegna in molti casi nelle scuole che hanno i risultati migliori”.



La Cgil, la Uil e lo Snals dal canto loro si sono già dette pronte alla mobilitazione e a proclamare la fine della tregua sindacale se non si arriva al concorso per titoli. I tempi come si accennava sono sempre più stretti: il decreto scuola, attualmente all’esame del Senato, a fine mese deve passare all’esame della Camera ed essere varato definitivamente entro il 7 giugno. Per una maggioranza divisa rischia di essere uno scoglio molto delicato…