LA CONDANNA DEL CARDINALE BECCIU È UNA PROVA DI FORZA DEL PAPA: PARLA GIANLUIGI NUZZI

La condanna a 5 anni e 6 mesi per il cardinale Angelo Becciu nella sentenza sul processo in Vaticano rappresenta una «prova di forza» di Papa Francesco nella lotta per la trasparenza e in difesa delle sue riforme: lo spiega oggi con un lungo intervento su “La Stampa” il giornalista Gianluigi Nuzzi che sull’inchiesta del palazzo di Londra in Sloane Avenue ha seguito fin dal principio l’evoluzione delle indagini.



La sentenza arrivata sabato dopo una lunghissima fase processuale diretta dal Presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Pignatone, è un atto di forza contro gli “avversari” del Papa, secondo Nuzzi, ma anche la chiusura ideale di un Magistero cominciato dopo la rinuncia di Benedetto XVI: «duro colpo all’ultimo fortino dell’italianità curiale uscita sconfitta dal conclave del 2013». Secondo il conduttore di Quarto Grado, la sentenza sull’ex uomo di fiducia del cardinale Bertone rapprenda una cornice “ideale” giunta a poche ore dall’87esimo compleanno del Pontefice: «la condanna di Becciu era indispensabile per proseguire, senza indebolirsi e lasciare la Chiesa alle cure Vergine, non dei mercanti. Ne sono passati troppi».



NUZZI: “IL FUTURO DELLA CHIESA PASSA DALLA POVERTÀ, IL PROCESSO È COLPO A CHI VUOLE OSTACOLARE LE RIFORME”

Con la sentenza contro il cardinale Becciu e la gestione dei fondi della Segreteria di Stato in Vaticano si tratta, di fatto, di un nuovo colpo «a chi cercava di ostacolare il percorso di riforme», commenta ancora Gianluigi Nuzzi. Per Bergoglio, sottolinea il giornalista, il futuro della Chiesa deve in ogni modo «imboccare la povertà perché solo così sarà credibile». Per questo «i mercanti dal tempio devono uscire» e lì rimanervi: la trasparenza, le riforme contro la corruzione, la semplificazione dei conti del Vaticano e i complessi rapporti con lo IOR: secondo Nuzzi la condanna all’ex Segreteria di Stato è un momento che culmina una lunga battaglia giuridica ed ecclesiale che volge verso la fine del Magistero.



Il conduttore e saggista ricorda come l’aver indicato le proprie volontà sulla sepoltura (in Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma) fanno del Papa un esempio sempre più autentico di chi vuole cambiare davvero la “struttura” del Vaticano: «È il ciclo che si chiude di questo Pontificato», conclude Nuzzi, un magistero nato dalla rinuncia di Ratzinger con sofferenza e continuato «con la sottesa volontà di proseguire senza passi indietro, finché lucidità lo accompagna al timone della barca». Per questo dai processi alle scelte su “dimissioni” e “sepoltura”, il Pontificato di Bergoglio volge verso la fase conclusiva senza però perdere in «capacità di gestione», come dimostrerebbe la scelta di andare in Belgio e Argentina come prossimi viaggi, così come lo scontro a muso duro con il cardinale Usa Burke, “allontanato” dalla Curia del Vaticano.