NORMA CONDONO ISCHIA NEL 2018, LA VERSIONE DEL SOTTOSEGRETARIO RIXI

A seguito del disastro di Casamicciola con la frana sull’isola di Ischia, e dopo l’enorme polemica politica esplosa ieri sull’asse Conte-Renzi circa la norma sul condono a Ischia nel Decreto Genova del 2018 (primo Governo Conte, ndr), giunge oggi il dettaglio della versione data da chi in quell’esecutivo era presente e in posizione “privilegiata” per cogliere quanto avvenne realmente nelle discussioni tra M5s e Lega – i due partiti contraenti dell’accordo di Governo tra il 2018 e l’estate 2019 – circa la norma di “semplificazione” (come rivendica Giuseppe Conte) per le abitazioni a Ischia, a seguito del terremoto del 2017. «Noi avevamo la necessità di fare il decreto Genova e all’ultimo momento il M5S ha chiesto di inserire il condono di Ischia. Ci fu una fortissima pressione dei 5 Stelle. E per fare il decreto sul ponte abbiamo dovuto accettare quella parte», racconta l’attuale viceministro alle Infrastrutture in quota Lega Edoardo Rixi, a “La Repubblica”,



La difesa di Conte in merito al fatto che quella norma (l’articolo 25 del Decreto Genova) non fosse affatto un condono, trova in Rixi una decisa smentita: «Tecnicamente fu Vito Crimi a seguire il provvedimento, da sottosegretario a Palazzo Chigi. Ma si spese soprattutto Luigi Di Maio, ponendola come condizione». L’allora sottosegretario al MIT nel primo Governo Conte ribadisce come l’ex leader 5Stelle dettò le condizioni: o entrava nel Decreto la norma su Ischia, oppure il M5s non avrebbe votato il Dl Genova. La Lega alla fine accettò di votare tutto il pacchetto e Rixi si difende così: «Come in tutti i governi si va a mediare. Io ero abbastanza perplesso sull’inserire quella norma. Non perché non ci fossero temi che andassero effettivamente approfonditi. Ci sono milioni di edifici in Italia che sono in sospeso tra l’essere definiti conformi alle norme o abusivi, per i procedimenti bloccati negli uffici. Ma erano due temi scollegati, il ponte e il condono».



COSA DICEVA LA NORMA SUL CONDONO A ISCHIA DEL GOVERNO CONTE-1

A domanda secca di “Rep” a Edoardo Rixi, il viceministro leghista ammette che anche oggi rivoterebbe l’intero Decreto Genova in quanto «altrimenti non si sarebbe ricostruito il ponte di Genova. Ma è stata una scelta parlamentare quella di accorpare l’emergenza in Liguria con il condono. Qualcuno ha utilizzato quel momento per sistemare altre cose». Secondo l’esponente della maggioranza, quando di arriva a mediazioni governative «ci sono pro e contro. Ma anche senza quel condono, in assenza di lavori sulla montagna, la tragedia ci sarebbe stata lo stesso. Ne sono convinto». La norma in questione viene identificata in quell’articolo 25 del Decreto Genova come «definizione delle procedure di condono»: secondo quanto emerge dal testo bollinato in Gazzetta Ufficiale, la norma permetteva ai Comuni «di cui all’articolo 17, comma 1 di definire le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017. I comuni avrebbero dovuto provvedere mediante l’indizione di apposite conferenze dei servizi, ad assicurare la conclusione dei procedimenti volti all’esame delle predette istanze di condono, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».



Il testo di fatto era rivolto per i condoni precedenti del 1985 (Governo Craxi) e 1994-2003 (Governi Berlusconi): Di Maio, sponsor principale di quella norma inserita in extremis in un Decreto che riguardava tutt’altro (la ricostruzione del Ponte Morandi, ndr) spiegava nell 2018 come quello non fosse un condono, «stiamo parlando di persone terremotate che devono ricostruire la propria casa e basta!». Da Renzi a Salvini (che pure era in maggioranza nel Governo Conte 1) non vedevano di buon occhio la norma su Ischia: il leader ex Pd ebbe a scrivere sui social il 31 ottobre 2018 come «il Governo usa la tragedia del Ponte Morandi per mettere nel Decreto Genova un condono edilizio per 30mila case a Ischia! L’Italia è flagellata dal maltempo e questi votano un condono nascondendolo dietro il dramma di Genova: squallore puro!». Come ricorda invece il “Domani”, anche l’allora Ministro dell’Interno non era affatto convinto di quanto richiesto dagli alleati di Governo dei 5Stelle: «Anche noi riteniamo che alcune norme, come ad esempio il condono edilizio per Ischia, non sia una buona cosa. Non è un bel segnale». Lo stesso Rixi in quei giorni aveva a dire, prima dell’approvazione definitiva, come «L’emendamento che presenteremo come Lega è una misura di buon senso che evita regali a migliaia di abusi edilizi commessi a Ischia. Pertanto siamo certi che possa trovare il sostegno anche dei colleghi dei Cinque stelle». L’emendamento alla fine non venne fatto perché, come ha spiegato Rixi, la condizione posta da Di Maio era piuttosto netta: niente Decreto Genova senza la norma su Ischia.