FEDELE CONFALONIERI: “MI MANCA MOLTISSIMO MIA MOGLIE ANNICK”

Fedele Confalonieri detto “Fidel”, praticamente la storia personale e politica di Silvio Berlusconi (assieme a Gianni Letta) oltre ad essere una delle figure più importanti della cultura e società milanese: intervistato da Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”, il buon Fidel confessa per la prima volta il fortissimo dolore per la moglie Annick scomparsa per Covid negli scorsi anni, così come invece si diverte nel lanciare le proposte politiche “del momento” tra la crisi di Governo e le prossime Elezioni Politiche (forse anticipate, forse no). A differenza dell’amico di una vita oggi Presidente del Monza, Confalonieri sul fronte affettivo ha avuto una e una sola donna: «Avevo vent’anni, eravamo in vacanza in Grecia, nel golfo di Corinto. Non ci siamo più lasciati. Adesso si mollano al primo litigio… ma che fai, ti metti con una di trent’anni più giovane? Io non sono il tipo».



Per “Fidel” il semi-matrimonio tra Silvio Berlusconi e Marta Fascina (54 anni di differenza) è stata una genialata e rispecchia la sua personalità, invece il mono-matrimonio con la storica moglie Annick è decisamente più nelle corde del Presidente della Fabbrica del Duomo di Milano: «se ne è andata nel 2020 per Covid-19», spiega con un filo di commozione Confalonieri, che aggiunge di averglielo trasmesso lui il virus, «L’ho preso al San Raffaele, dove ero stato ricoverato in uno stanzone, per farmi mettere tre stent. Lei si è ammalata, fu ricoverata il primo novembre, il cinque ci ha lasciati. Ho ricordi confusi di quei giorni, come avvolti in una nebbia. Non ho potuto dirle addio, non sono potuto andare al funerale. Mi manca moltissimo». Dal dolore per la moglie ne è uscito anche grazie alla grande fede, come ammette subito dopo nell’intervista al “CorSera”: «Sono stato educato dai preti, e mi arrabbio quando vogliono farli passare tutti per pedofili: io ho conosciuto sacerdoti meravigliosi, uomini come don Eugenio Bussa che aveva salvato i bambini ebrei dai nazisti, a rischio della sua stessa vita. Ho speranza, e anche qualche dubbio. Sono arrivato all’età in cui fai un bilancio della vita…». Per Confalonieri i dieci comandamenti restano decisivi, anche se qualche debolezza non la nasconde: «Su alcuni son debole. Il sesto, il nono… Il quinto invece è facile: non uccidere. Ho sempre detestato la violenza, per me è contro natura».



LA “VERSIONE” DI ‘FIDEL’ CONFALONIERI: “BERLUSCONI PUNTI SU MELONI, IO FILOLEGHISTA MA…”

Dal Confalonieri intimo a quello politico, il passo è breve: nel pieno della crisi di Governo, un “consiglio” al Premier Mario Draghi arriva dal consigliere per eccellenza di Berlusconi ma che ben conosce gli ambienti dell’alta finanza dove si è formato l’ex Presidente della BCE: «Draghi meglio che resti. Certo, non è bello che un Paese sia commissariato; ma è il destino di chi ha troppi debiti. Però non mi piace la linea di Draghi sulla guerra, sulle armi. Noi siamo un popolo di santi e di navigatori; non di guerrieri». Fedele Confalonieri si autodefinisce un “filoleghista milanese”, innamorato dalla prima Lega di Bossi: secondo “Fidel”, «L’unità d’Italia è stata un errore. Pensi alle guerre d’indipendenza: nella prima Carlo Alberto parlava francese; la seconda è una vittoria di Luigi Napoleone; nella terza ci affondarono la flotta a Lissa… Perché la Marsigliese e God save the Queen emozionano più dell’inno di Mameli? Perché dietro ci sono i morti».



Entrando però più nell’agone attuale, la “guerra” politica dei prossimi mesi a cui sarà sottoposto il Centrodestra dovrà vedere una nuova leadership: per Confalonieri infatti, nonostante Matteo Salvini gli stia molto simpatico («Ha fatto risorgere la Lega. Ma ora dà l’impressione di parlare tanto e girare un po’ a vuoto»), il futuro è tutto con Giorgia Meloni. «Da ragazza era pure lei un po’ fascistina; però adesso che le puoi dire? Ci proveranno, la attaccheranno. Ma se dovessi dare un consiglio a Silvio, gli direi di puntare sulla Meloni. È lei che può riportare il centrodestra a Palazzo Chigi». Quando però Cazzullo fa notare che il Berlusconi di oggi è europeista e Meloni invece populista, ecco la risposta che non ti aspetti dal “fedele” Confalonieri: «o nel Silvio delle origini vedevo una punta di populismo: quel rifiuto del teatrino della politica, che un po’ è stato anche dei Cinque Stelle. Oggi Berlusconi dice tutte cose giuste: l’Europa, l’atlantismo, la moderazione. Ma ai poveri chi pensa? Ai ragazzi che non trovano lavoro e vanno all’estero? Agli italiani impoveriti dall’inflazione? La verità è che sarebbe il momento di fondare un grande partito conservatore, che vada da Gianni Letta e dalla Ronzulli, la nostra donna forte, sino a Salvini e alla Meloni».